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gli ex alunni raccontano...

   Giulia Boccafogli nella sezione B dal 1986 al 1991

lettera ai maestri

...E così eccomi qui a cercare di mettere giù qualcosa di significativo per ricordare il periodo più divertente della mia vita. 

   Non è facile descrivere i ricordi, anche perchè sono ricordi di una bambina ormai visti con gli occhi di un'adulta, se posso definirmi così a 20 anni. In fondo a volte non credo di essere molto cambiata, e se solo avessi a disposizione uno scantinato come quello di longhena ( i famosi sotterranei, la mitica palestrina...), mi piacerebbe rifare una bella recita come si deve; come quelle che puntualmente organizzavamo noi, stressando voi maestri e forse anche i compagni che ci dovevano guardare. Devo ammettere che però alcune erano proprio belle! E poi sono convintissima che a rendere tutto più bello fosse l'atmosfera che si respirava in quella scuola.

   Non so se altri provano o hanno provato le sensazioni che ora sento io, ma quando mi guardo indietro e comincio a ricordare, e in particolare quando mi soffermo a raccontare i miei anni di elementari, mi capita sempre di pensare, magari con presunzione, di essere stata una bambina felice come poche. Non è un'osservazione di circostanza ma una condizione che chiunque potrebbe verificare ascoltandomi raccontare le "peripezie" della "mitica sezione b", che hanno avuto inizio nel settembre del "lontano" 1986.

   Gli anni delle elementari sono stati una vera e propria avventura, tanto che adesso posso dire di avere fatto cose e provato esperienze che nessun bambino potrebbe immaginare.
Sono stati anni pieni di fantasia, affetto, voglia di fare, anni essenziali e non banali. Sono stati anni importanti, di grosse scoperte, e di grandi trovate.

   Hai presente quella cosa bellissima e fondamentale ( almeno per me) che cercano invece di strapparti in continuazione? Se ora posso ritenermi una persona dotata di una certa fantasia è perchè durante quei cinque, incredibili anni, nessuno ha mai cercato di portarmela via, anzi non avete fatto altro che assecondarla. Lo avete fatto, tu, Lidia e i miei compagni, continuamente.
   E così metti insieme due maestri " fantasiosamente piuttosto dotati", altri 25 bimbetti con una testolina altrettanto fervida di immaginazione, e capirai cosa intendo quando penso di essere stata una bambina felice come poche.

   Nei miei ricordi Longhena è mille cose. Longhena è lo " scivolo della felicità": una sorta di "percorso in discesa", piuttosto in pendenza, che ovviamente deve essere fatto scivolando, con l'immancabile collaborazione dei compagni, che, mentre scivoli davanti a loro, tirano sulla tua testa foglie, terriccio e erba.

   Non si tornava a casa tanto puliti, ma bastava un bel bagno e almeno l'esperienza di sentirsi un po' Indiana Jones era stata provata. Naturalmente c'era anche la verione invernale, a cui prendevano parte anche i maestri, che si svolgeva sulla neve ed era uno dei momenti più attesi dell'anno. Durante i mesi invernali si scendeva la mattina dal bus, che si fermava sempre prima del cancello a causa della strada ghiacciata, muniti di sacchettone formato gigante per evitare di bagnarsi troppo il sedere scivolando giù per i campi innevati. Me li ricordo bene quei giorni e mi ricordo anche i ruzzoloni di Fabio che finiva sempre per inzuppare la telecamera con cui ci riprendeva!
Longhena è la quantità incredibile di storie e favole che Lidia ci raccontava sempre quando fuori pioveva e non era possibile uscire.
Longhena è tutte le recite che abbiamo iniziato e mai portato a termine. Ma è anche tutte quelle che abbiamo finito e che abbiamo fatto vedere a chiunque volesse. MI ricordo fra tutte l'Ispettore Scetriol, i Bambini sperduti, i due fantasmi... .

   Longhena è la capanna in mezzo agli alberi che sistematicamente i giardinieri smontavano e che noi altrettanto costantemente rimettevamo in piedi.

   Longhena sono i rusticani acerbi, le ciliegie raccolte sotto il " prato polifita".

   Longhena è "mistero": così ricordo le storie bellissime e intriganti che Enrico, un nostro compagno, si inventava per spaventarci e per rendere i nostri intervalli più interessanti.Storie di strane scomparse e inquietanti presenze. E come succede sempre, noi cercavamo di sfidare il mistero e le paura chiusa dentro di noi: eccoci allora in fila indiana ad esplorare i sotterrranei della scuola, o a cercare di entrare di nascosto a Villa Puglioli: una vecchia scuola abbandonata appena sopra longhena, luogo perfetto per i nostri intervalli da brivido. Visitare quei luoghi era un solletico strepitoso per noi: si diventava "iper percettivi", e così ogni rumore era un fantasma e un gomitolo al buio diventava un topolino immobile.

   C'erano poi le mitiche sfide a calcio tra le fantomatiche rivali sezione A, e sezione B ( la nostra, inevitabilmente vincente).
   C'erano le feste di carnevale, le lezioni di storia del papa' di Giacomo, lui che ora è il mio più caro amico. Le letture in inglese di Alice nel paese delle Meraviglie fatte dalla mamma della Ljuba, lei che fino a cinque anni fa era la mia più cara amica ( ma poi ci siamo perse).
   C'erano i temi di italiano, che mi piacevano tanto perchè 
potevo racconare delle belle storie. C'erano i giochi classici, quelli che fanno tutti, lo scambio delle figurine, le corse con le macchinine.
   C'erano le acrobazie della Teresa, i capolavori pittorici dell'Anna, Pietro che era sempre l'ultimo a finire di mangiare, Marco V. che cadeva sempre e si faceva sempre male. C'erano i berretti di Emiliano, gli amori impossibile di Edoardo e Dario. C'erano Francesco il rubacuori, le risate della Debora e Alberto che spariva e ritornava. C'erano i riccioli della Silvia (anzi della Sissa), la Cami che organizzava in gita le feste nella sua camera (" tutti dalla Cami!"). L'ilde e la sua casa verso San Luca dove si sono fatte un paio di feste, la Melika e la sua capacita' straordinaria di resistere al freddo, venendo in mezze maniche a gennaio.
   E poi ancora Marco M. che mi stava tanto simpatico, uno dei miei preferiti, sempre allegro con il sorrido sulle labbra.Poi c'era Marco I. il primo "possessore di gemello" che io abbia mai conosciuto: che impressione vedere lui e Andrea assieme!
   Poi c'era Marcello che in palestra era sempre vicino a me quando ci mettevano in ordine di altezza.
   Poi c'era la Chiara sparita anche lei e ripescata in terza media alle Guinizzelli, e per finire c'era Sergio con cui ho condiviso altri 6 anni di scuola.

   Longhena sarebbe un libro di ricordi grande come un elefante o lungo come un lombrico a seconda di come lo si guarda.
   Be' credo di avere scritto abbastanza, per ora, anche se non ho descritto nemmeno 1/1000 di quello che si potrebbe fare.
   E' vero forse a 20 anni posso ritenermi adulta visto che penso di avere la testa sulle spalle e di avere pensieri da grande, ma sono altrettanto sicura di non essere cambiata molto da allora e chi mi conosce lo può testimoniare.
   Sono passati solo 10 anni da quando ho finito le elementari eppure sono cambiate un sacco di cose, ma, se ci si pensa bene, è allo stesso modo inevitabile che molte cose siano rimaste uguali. 

   Ogni tanto mi soffermo ancora a canticchiare le canzoni dei cartoni animati, credo ancora nell'amicizia oltre ogni possibilità ( e sono spesso rimasta fregata), adoro Roald Dahl, sorrido e faccio festa quando trovo le fragole a fine pasto, provo smodati momentanei sentimenti d'affetto verso le persone che mi fanno felice e mi danno corda anche solo per un istante. Scrivo, canto, disegno moltissimo e continuo a preferire un buon libro a una serie di problemi algebrici.
Continuo ad organizzare gli svaghi per me e per i miei amici, peccato che ora si tratti di vacanze, sabati sera, fine settimana, e non più di recite o bei giochi.
   Se c'è qualcuno che ha ancora voglia di fare una bella recita come si deve, come quelle che organizzavamo noi, mi faccia un fischio, io ci sono sempre.
   Questo è tutto per ora, ma non è detto che lo sia anche per domani.

Giulia Boccafogli

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