In questa gita eravamo solo in cinque perché era un periodo non scolastico. Infatti ci siamo organizzati e siamo partiti il 30 di giugno con il maestro Angelo, alla ricerca di percorsi da proporre all’ intera classe.



Primo giorno

Io, Davide, insieme a Zenda, Francesco, Luca, Piero e Angelo ci siamo trovati in stazione, con gli zaini e i viveri, per passare cinque giorni in un rifugio del Corno alle Scale, di nome Sasseto.
Arrivati prima a Vidiciatico e poi al Cavone ci siamo incamminati per la nostra meta.
Sentivamo freddo, la strada era lunga, il mangiare pesava e c’era una nebbia fittissima che a malapena ti faceva vedere davanti a te.
Dopo un lungo cammino, sempre con una nebbia tremenda, eravamo tutti molto stanchi e ad un certo punto ci accorgemmo di aver sbagliato strada.
Questo errore fu ripetuto un'altra volta ed allora ci riposammo un po’.
Dopo un'altra mezz’oretta di cammino, che a noi sembrò un’eternità, giungemmo al Sasseto, dove ci cambiammo, accendemmo la stufa, preparammo da mangiare, e finalmente dopo aver mangiato, ci riposammo chiacchierando un po’.


Secondo giorno
Le Malghe

Le Malghe del Corno alle Scale sono situate al centro della vallata tra il monte Corno e il lago Scaffaiolo. Questa vallata inizia in alto dal passo Strofinatoio e finisce con la valle del torrente Dardagna.
Alle Malghe abbiamo sostato per ripararci da un temporale e abbiamo visto scolare il caglio dal latte di pecora per fare il formaggio.
Io, alla fine della mia gita al Corno, ho preso un formaggio pecorino e mi è sembrato molto buono; perchè mio nonno se lo è mangiato tutto.
Viste da lontano le Malghe sembrano tre casette disabitate o quasi, ma andando a vedere da vicino, due sono abbastanza grandi a forma di parallelepipedo e ospitano le pecore. In mezzo a queste due c’è quella in cui, nei mesi più caldi, abita il pastore.
Davanti a queste tre case sorge una baracca con, legati ad una catena attaccata al muro, i cani del pastore che servono a proteggere il branco delle pecore in caso di attacco dei lupi o a tenere gli animali in un solo gruppo.
Dalle Malghe si possono seguire 4 sentieri diversi: a) Verso il rifugio Sasseto,il passo Strofinatoio e, proseguendo, verso la Toscana;
b) Lungo una ripida salita per arrivare al lago Scaffaiolo e all’omonimo rifugio e proseguire per il modenese e la Toscana;
c) Scendere attraversando una conca ed arrivare sotto la valle del Corno, alle Rocce, e da lì o scendi nella valle del Silenzio o sali alla cima del monte Corno dove inizia anche il sentiero dei Balzi dell’Ora;
d) Scendere a valle, al rifugio-bar ristorante Cavone oppure alle cascate del Dardagna.



Terzo giorno

Il terzo giorno siamo andati alle cascate del Dardagna. Scesi dal Sasseto e passate le Malghe siamo arrivati alle cascate del Dardagna. All'arrivo abbiamo mangiato l'uva secca ma dopo ci siamo tolti tutto, escluso le mutande, e siamo andati in acqua. L'acqua era gelida ma vi abbiamo immerso i piedi e le gambe.
Nelle cascate del Dardagna ci sono molti sassi e l'acqua non è come il mare che andando avanti diventa subito profonda o addirittura appena metti un piede l'acqua ti sommerge, no!
Qui, l'acqua al centro è profonda e ai lati è più bassa. Io, Zenda, l'ho subito notato e ci ho riflettuto sopra e ho capito che era perché l'acqua dalla cascata cade, di solito, al centro del torente, spingendo la sabbia ai lati.
Per tornare indietro a me sembrava che avessimo fatto un'altra strada e pensavo che fosse più lunga ma invece era la stessa.
Per tornare al rifugio avevamo pensato di attraversare il Passo del Lupo ma rischiavamo la pioggia ed allora abbiamo fatto la strada normale.


Quarto giorno

La mattina siamo andati verso la croce del Corno alle Scale. Lì dopo aver mangiato due spicchi di mela a testa abbiamo poi lanciato le bucce nella scarpata per gli animaletti di montagna.
Poi siamo andati verso i Balzi dell'Ora cioè un sentiero irto e scosceso dove da una parte avevi il dirupo e dall'altro versante c'erano dei detriti e dei massi molto appuntiti e quindi avevamo molta paura di cadere da una parte o dall'altra.
Superati i Balzi dell'Ora cioè superato paure, fatiche e sudore, ci siamo fermati in uno spiazzo d'erba dove abbiamo mangiato un po' di noci e frutta secca. Poi siamo andati al rifugio Scaffaiolo dove abbiamo dormito nel "Sempre Aperto". La sera non siamo neanche riusciti ad accendere la stufa per il forte vento che c'era e siamo anche dovuti andare fuori perché il rifugio si era riempito di fumo e non si riusciva a respirare.
C'era tanta nebbia ed anche un vento fortissimo.
A turno, Angelo ci ha fatto provare a fare qualche passo, da soli non ce l'avremmo fatta a stare in piedi.
Il rumore del vento ci ha fatto compagnia per tutta la notte e qualcuno ha avuto difficoltà a dormire.


Quinto giorno

La mattina del quinto giorno ci siamo alzati per uscire, ma Angelo ci ha detto di non andare perché c'era un vento fortissimo che portava via. Poco dopo è arrivato Andrea con due bottiglie di latte caldo.
Fatta colazione abbiamo deciso, visto che c'era anche Andrea, di provare ad arrivare al monte Cupolino. Abbiamo fatto tre tappe per arrivarci e a quel punto ci siamo divisi, Davide è andato con Andrea ed hanno percorso la strada meno ventosa ma più lunga.
Quando sono arrivati in un tratto pieno di sassi e più difficoltoso, una ventata ha spinto per terra Davide. Io, Francesco, sono andato con Angelo e Luca, sulla strada più corta ma anche molto più ventosa.
Ad un certo punto del percorso Angelo ci ha detto di buttarci per terra, perché stava arrivando una ventata fortissima. Luca ed io l'abbiamo fatto ma cadendo ci siamo fatti male, ed è stato a questo punto che Angelo si è tolto il turbante e lo ha usato come corda per legarci.
Quando siamo riusciti ad arrivare al rifugio "Duca degli Abruzzi" Davide ed Andrea erano già arrivati. Lì abbiamo mangiato i maccheroni con il ragù, e poi, dopo un po' di tempo dato che il tempo si era schiarito, ed il vento si era un po' quietato, siamo scesi a Vidiciatico dove preso la corriera per andare a Porretta e da li a Bologna.


Monte Cavallo
Porta Franca - Corno alle Scale
Al Sasseto
Montagna: istruzioni per l'uso

 
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