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La scuola bloccata

Rassegna web:  La scuola bloccata

di Ivana Summa

Dopo aver letto in questi giorni la miriade di interventi per commentare la presa di posizione di una parte consistente di docenti della scuola primaria “Longhena” di Bologna ed essendone la dirigente scolastica reggente (sono titolare di un Liceo Classico, ma supplisco l’assenza del dirigente titolare) mi sento in dovere di fare alcune considerazioni sullo stato attuale delle scuole italiane.

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Maestre d’Italia …

A proposito di uno psicodramma sociale

di Giancarlo Cerini

Immaginario collettivo e senso comune

Il dibattito (e il conflitto) che si è acceso attorno ai decreti estivi del Governo per il contenimento della spesa pubblica, ove è prevista tra le tante anche una misura di “rimodulazione dell’organizzazione didattica della scuola primaria”, si è via via trasformato in un giudizio “tranchant” sulla attuale organizzazione della scuola elementare e in una ricostruzione spesso sommaria di quanto è avvenuto negli ultimi vent’anni, in particolare con la riforma degli ordinamenti del 1990 ed i programmi didattici del 1985.

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SOLIDARIETA’ AGLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE LONGHENA

SOLIDARIETA’ AGLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE LONGHENA

(intervento di Anna Pariani al Consiglio provinciale del 13 febbraio 2009)

Sono un genitore che cinque giorni fa, per la prima volta nella sua vita, ha ricevuto la pagella.

Ho visto nella pagella dei numeri su materie che io so che mia figlia non ha svolto a scuola, e ho visto un giudizio, perché in quella scuola hanno deciso nel collegio docenti di dare i voti e il giudizio. Lì ho capito che cosa era successo a mia figlia in questi quattro mesi di scuola.

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Ho preso undici!

di Omero Sala – 07-03-2009

…divagazioni sulla valutazione …

Agli inizi della mia carriera (anni ’70!) mi piaceva leggere in classe i temi scritti di italiano dei miei alunni, anche per discutere e concordare insieme il voto. Una volta fu deciso di assegnare un bel 10 ad un tema particolarmente gradevole; mi scappò di dire che il tema forse meritava di più: dal fondo della classe uno disse ridendo che potevamo dare undici: scrissi 11, e undici fu. I ragazzi erano tutti felici. L’undici fu introdotto ufficialmente nella nostra classe, con lo sconcerto dei genitori, la perplessità dei colleghi e la disapprovazione del dirigente. Ricordo che anche nelle interrogazioni gli alunni si preperavano studiando forsennatamente e chiedevano di essere torchiati per prendere undici.

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Il voto: un oggetto nazional-popolare

Il voto: un oggetto nazional-popolare [1]

di Giancarlo Cerini

Prima e dopo il voto, dentro e fuori la scuola

Le vicende di questi mesi in materia di valutazione (come il ripristino del voto in condotta e il ritorno dei voti numerici nella scuola di base, aboliti nel lontano 1977) segnalano un rapporto difficile tra le esigenze “interne” degli addetti ai lavori e le aspettative “esterne” della società. Ormai sembra che i valori che ispirano coloro che operano all’interno della scuola (pensiamo alle idee di inclusione, accoglienza, pari opportunità, solidarietà) siano assai lontani dalle tendenze della società civile (ove sembrano prevalere l’affermazione dell’individuo, la competizione, il successo). Anche la questione del voto (e più in generale della valutazione a scuola) non sfugge a questo dilemma. Chi sta a scuola, soprattutto in quella dell’obbligo, è legato ad una prospettiva di valutazione formativa, orientata a riconoscere e valorizzare l’apprendimento, piuttosto che a giudicarlo e sanzionarlo. Questi principi pedagogici stanno scritti anche nel testo delle Indicazioni per il curricolo del 2007 (e nelle linee guida del nuovo obbligo scolastico). In poche righe si delinea un coerente sistema, dall’osservazione diagnostica alla valutazione in itinere e a quella sommativa, con il preminente obiettivo di stimolare il miglioramento continuo degli allievi e di regolare l’iniziativa didattica degli insegnanti. Questa filosofia si estende anche all’azione della scuola e del sistema educativo nel suo complesso.