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La scuola bloccata

Rassegna web:  La scuola bloccata

di Ivana Summa

Dopo aver letto in questi giorni la miriade di interventi per commentare la presa di posizione di una parte consistente di docenti della scuola primaria “Longhena” di Bologna ed essendone la dirigente scolastica reggente (sono titolare di un Liceo Classico, ma supplisco l’assenza del dirigente titolare) mi sento in dovere di fare alcune considerazioni sullo stato attuale delle scuole italiane.

Non mi interessa entrare nella mischia dei favorevoli e contrari alle azioni di protesta, triste deriva ormai di tutte le riflessioni su argomenti rilevanti per la nostra vita personale e sociale.
Ho uno sguardo diverso da chi la scuola la guarda dall’esterno e si limita a prendere posizioni di natura generale sulla base di un caso concreto che non si conosce se non in modo mediato e mediatico, ma anche uno sguardo profondo perché nutrito di una conoscenza maturata dai primi anni ’70 ad oggi ed uno sguardo triste perché costretto a guardare le nostre scuole ridotte – mi si perdoni l’analogia forse irrispettosa – a puro stato vegetativo.

Infatti, miracolosamente, ogni giorno la scuola si mette in funzione superando mille ostacoli: scarsità di risorse economiche, incertezze finanziarie, personale precario, genitori troppo assenti o troppo presenti, alunni spesso attratti da altri mondi in cui è più facile vivere poiché non si richiede il loro impegno. Ma, nonostante tutto, le scuole sopravvivono.
Oggi è urgente chiedersi perché le scuole sono ridotte in questo stato.

In questi ultimi 10 anni, l’unica vera grande riforma è stata l’attribuzione dell’autonomia scolastica, ma sono vistosamente mancate politiche locali e nazionali per sostenerne la realizzazione. E’ casuale tutto ciò oppure è legittimo pensare che la mania regolatrice dei politici e dei tecnocrati ministeriali e la miopia degli amministratori locali abbiano soffocato l’autonomia ed anzi abbiano rafforzato la dipendenza delle scuole ? L’autonomia avrebbe dovuto far cambiare le scuole in modo endogeno, attraverso azioni di miglioramento continuo, migliorando le pratiche didattiche e progettando innovazioni dentro un progetto culturale nazionale di grande respiro, ed invece la stessa autonomia ha trasformato le scuole in sistemi autoreferenziali e in anarchie organizzate.

In un celebre saggio del 1979, Michel Crozier – sociologo e grande studioso della pubblica amministrazione francese – ammoniva “on ne change pas la société par décret”. In Italia, infatti, i governi che si sono succeduti in questo decennio si sono affannati a cambiare la scuola, varando grandi e piccole riforme scolastiche nella vecchia convinzione che si potesse “cambiare la scuola” con leggi, decreti, regolamenti e circolari sempre accompagnati da tagli finanziari consistenti.
Sicuramente in quest’ultimo decennio la scuola è cambiata peggiorando, visto che non è affatto migliorata!

Ma veniamo ai cosiddetti decreti Gelmini. Non scendo nei contenuti, ma sottolineo come anche questi siano espressione dell’idea – a quanto pare diffusa sia a destra che a sinistra e,dunque, persistente da un decennio – che i docenti siano simili a soldati ubbidienti e i dirigenti scolastici a generali preparati a fare la guerra.Ma la scuola non è neanche un apparato burocratico governabile con strumenti amministrativi e composto da personale chiamato, per dovere d’ufficio, ad applicare disposizioni imposte dall’alto.

La scuola è una comunità di persone motivate, di persone colte e consapevoli della funzione alta che la costituzione attribuisce loro, di persone che ogni giorno incontrano gli sguardi sempre più spaventati dei nostri giovani. La scuola è una comunità pensante che, di fronte a riforme e controriforme, ha imparato a sopravvivere chiudendosi nella autoreferenzialità delle proprie mura ed attaccandosi alle proprie routines. Di fronte agli attacchi riformistici, le scuole hanno imparato ad assumere atteggiamenti difensivi nei confronti dei cambiamenti imposti “par décrét”: mettono in campo azioni di resistenza attiva, oppure formali applicazioni del dettato normativo o, ancora, di svuotamento dello stesso.

Da una parte ci si illude che si possano costringere le scuole ad obbedire e gli insegnanti a rinunciare alla loro professionalità educativa e didattica faticosamente costruita negli anni; dall’altra ci si illude che tutto possa restare come prima semplicemente opponendosi.

Gli esiti delle norme che vogliono cambiare la valutazione degli alunni sono la rappresentazione più chiara delle conseguenze di entrambe le illusioni. Allo stato attuale la nostra scuola può essere rappresentata come un’auto che il proprietario vorrebbe far funzionare soltanto innestando la marcia indietro, inducendo l’autista a guidare soltanto con lo specchietto retrovisore. Tuttavia, non si va avanti né tornando ai voti come vorrebbe il ministro né proponendo il voto politico uguale per tutti come vorrebbero alcuni nostalgici resistenti.
La valutazione è uno strumento per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento, ma soltanto se accompagnata dalla ricerca valutativa, fuori e dentro le nostre scuole. Ma ormai, fuori e dentro le scuole, la ricerca – su questo ed altri aspetti del curricolo – non si fa più.

Dunque, la macchina della scuola è bloccata in mezzo ad un deserto culturale ed educativo, senza carburante. Quando si rimetterà in moto? Qualcuno pensa che valga ancora la pena di metterla in moto e di farla andare avanti per davvero, oppure restiamo tutti a guardarla prendendo le parti degli uni o degli altri?

http://www.cidi.it/primo_piano/summa.pdf

http://cidiblog.splinder.com/post/20047758

11 marzo 2009

10 risposte su “La scuola bloccata”

INVESTIMENTI sull’ISTRUZIONE=CARBURANTE +COMBUSTIBILE,
MAESTRI=SCINTILLA,
BAMBINI=GENERAZIONE della TRAZIONE AUTOMOTIVE,
GENITORI PRESENTI=DIAGNOSI e SAFETY

ELEVATO INQUINAMENTO per DETRERIORAMENTO dei COMPONENTI=MINISTRO e TAGLI sui FINANZIAMENTI,
BLOCCO MOTORE =DIRIGENTE BUROCRATE.

sono un genitore di una bambina che frequenta la “sua” scuola… la ringrazio innanzitutto dello sfoggio culturale, più tardi visiterò i siti da Lei riportati, ora però vorrei fermare l’attenzione su una Sua frase:
“Tuttavia, non si va avanti né tornando ai voti come vorrebbe il ministro né proponendo il voto politico uguale per tutti come vorrebbero alcuni nostalgici resistenti.”
…o non abbiamo capito noi, centinaia di genitori…. o non ha capito, o non vuole capire, Lei.
il voto espresso nel primo quadrimestre NON è “politico” e i giudizi NON sono uguali per tutti.
Le posso garantire che noi genitori siamo ben informati, attraverso incontri “de visu” con gli insegnanti… di eventuali carenze e/o difficoltà che incontrano i nostri cuccioli; posso anche garantirLe che “insieme”, a casa e a scuola, cerchiamo di adoperarci per il “superamento” degli ostacoli.
Premesso e precisato questo, Lei non può ignorare che, in tutta italia in virtù delle autonomie scolastiche, in alcune scuole si siano valutati gli alunni con il “giudizio” scritto e non il “voto”.
Questo mi è sembrato corretto in quanto la nuova legge è “piovuta” sulla scuola a poca distanza dagli scrutini e priva del decreto attuativo (mi scusi se mi sbaglio nella terminologia) inerente proprio la “valutazione”… decreto che, mi sembra, sia stato approvato solo pochi giorni fà.

Allora Le domando… sarebbe stata più contenta di un corpo insegnanti che avesse corso il rischio di errate “votazioni”, assegnate senza criteri certi ed “uniformi”…
oppure non sarebbe stato più corretto scegliere (come hanno fatto i “nostri” insegnanti) di proseguire (solo per il primo quadrimestre) nelle valutazioni scritte?

Io sono convinto della correttezza pedagogica e formativa della scelta effettuata dai nostri insegnanti…
Lei però si è guardata bene dal valutare e ascoltare l’opinione unitaria di circa trenta (trentacinque?) insegnanti, alcuni con vasta esperienza, ed ha “obbligato” il voto…

questo “obbligo” mi sembra avvenisse a pochissimi giorni dallo scrutinio.
per come ho vissuto io la cosa gli insegnanti hanno cercato una soluzione che, per il primo quadrimestre, non fosse soggetta a scelte erronee e quindi fonte di “disturbo” nel percorso didattico. Hanno quindi espresso una valutazione numerica riferita all’impegno che ciascuno ha profuso nel tentativo di raggiungere gli obbiettivi.
Non si tratta quindi di un “voto politico” come Lei ancora sostiene… ma di un voto incoraggiante e di “passaggio” in attesa delle corrette “normative” da seguire.

Io, di questa scelta e di questo coraggio sono fiero… come pure sono certo che di fronte ad una legge completata dalle giuste normative e con il giusto tempo per adeguare le valutazioni ai “voti”… questi verranno correttamente assegnati a fine anno.

Per finire ribadisco che rifiuto categoricamente gli appellativi di “anarchia” e di “voto politico” da lei attribuiti alla “nostra” scuola e ai “nostri” insegnanti cui confermo tutta la mia solidarietà e i miei ringraziamenti per la cura e l’attenzione rivolta ai nostri figli.

mi scuso del pessimo scrivere ma spero di essere stato chiaro.

maurizio maggi

Nostalgici: nel linguaggio politico della nostra repubblica ci si riferiva ad una categoria anziana della popolazione, che esprimeva apprezzamento per un modello culturale, sociale e politico di tipo fascista.
Il revisionismo storico, cui siamo stati sottoposti dai mezzi di informazione al servizio del potere economico e politico, dai tempi del caf, (craxi, andreotti e forlani) , fino ad oggi, è riuscito a ribaltare i fatti storici; ora paiono nostalgici non più i vecchi fascisti, ma i vecchi e giovani antifascisti.
Nostalgici di cosa? Della democrazia cristiana e del suo governo? Di quando alla fiat c’era agnelli? Della p2 di licio gelli? Delle bombe di piazza fontana e di bologna?
O forse con il termine nostalgici si vorrebbe svilire l’impegno che in quegli anni, per qualcuno i maledetti anni ’70, molti di noi, allora giovani, hanno profuso nelle lotte per ampliare le libertà e la democrazia, i diritti dei lavoratori e degli studenti?
Nostalgici di Bruno Ciari, di Mario Lodi, di Don Milani, di Gianni Rodari? Sì!
Nostalgici di un sogno che per realizzarsi ha bisogno del nostro impegno costante e che i revisionisti vogliono impedirci di coltivare: l’immaginazione al potere, pace e amore, a ognuno secondo il bisogno.
A proposito della metafora dell’auto:

Quel gran genio del mio amico
lui saprebbe cosa fare,
lui saprebbe come aggiustare
con un cacciavite in mano fa miracoli.
Ti regolerebbe il minimo
alzandolo un po’
e non picchieresti in testa
così forte no
e potresti ripartire
certamente non volare
ma viaggiare.
Sì viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare
e di notte con i fari illuminare
chiaramente la strada per saper dove andare .
Con coraggio gentilmente, gentilmente
dolcemente viaggiare.
Quel gran genio del mio amico,
con le mani sporche d’olio
capirebbe molto meglio;
meglio certo di buttare, riparare
Pulirebbe forse il filtro
soffiandoci un po’
scinderesti poi la gente
quella chiara dalla no
e potresti ripartire
certamente non volare ma viaggiare.
Si viaggiare…

Gent.ma Ivana Summa,
leggo con piacere l’espressione del suo pensiero e spero che il fissarlo su queste pagine, volute dai genitori della nostra scuola, sia un primo passo per arrivare a confrontarsi vis à vis: perché non ripetere queste interessanti riflessioni in un incontro pubblico: il confronto tra le parti, da lei finora evitato, potrebbe risultare infatti più stimolante e meno sterile della lettura individuale.
Uso appositamente il termine “confronto”. Finora, infatti, in tutte le occasioni in cui mi è stato possibile ascoltarla (Commissione politiche scolastiche del quartiere Saragozza, Consiglio d’Istituto in qualità d’uditore) lei ha esposto il suo pensiero e, per impegni inderogabili, ha sempre avuto la necessità di abbandonare gli incontri prima d’avere la possibilità di partecipare al dibattito o d’ascoltare l’espressione d’eventuali altri punti di vista.
Mi auguro, dunque, che accolga l’invito più volte formulatole e finora declinato, anche in occasione delle ultime e molto partecipate assemblee scolastiche.
Nella speranza che ci si riesca ad accordare per una data, un luogo e un orario compatibili, la saluto cordialmente,
cristiana scappini

my day my day SOS sono alla deriva, con il motore bloccato, alla disperata ricerca dei miei due neuroni ….
ma come si può rispondere, se non con l’ironia?! se la questione non fosse tragica sarebbe una bellissima farsa, commedia. invece è una tragedia. genitori troppo presenti? nooo! pressanti e consapevoli dei propri diritti, maldestramente offuscati a suon di leggi inventate, articoli e comma che balzano impazziti da una parte all’altra della bocca, sfoggio di nozionismo, tanto per sollevare polvere. concretezza, cari miei, CONCRETEZZA. ecco cosa stanno costruendo i cittadini di quest’Italia che si vorrebbe silente: insegnanti genitori studenti. wonder woman se ne è forse accorta?

Quale tristezza sentire parlare di Crozier che ho studiato e che posso dirle che inorridirebbe dal suo atteggiamento burocratizzante, quale depressione sentir parlare di autoreferenzialità da chi si è arroccata nella torre del potere perdendo completamente l’autorevolezza.
L’analisi che ho letto sulla scuola è molto lucida.
peccato però che in un occasione in cui ci si può mettere in gioco lei utilizzi “la legge” per conformarsi.
Mi piacerebbe parlare di autonomia scolastica non partendo da teorie, ma da buone pratiche portate avanti anche con scarse risorse, da un gruppo docenti che oltre alla didattica prova ad insegnare dei valori. Nella scuola elementare esiste ancora una qualità alta, se lei fosse davvero convinta delle cose che ha scritto, dovrebbe difendere certe scelte che tentano di uscire da modelli conformistici e svalutanti della scuola. Il polverone sui voti e le sue esternazioni non hanno certo aiutato a sviluppare un confronto serio sulle nefandezze di questa riforma e di quelle precedenti che, come lei ha giustamente notato andavano nella medesima direzione.
Io domani andrò alla manifestazione, lei cosa farà? Rileggerà Luhmann? Crozier? Simon?
Io le consiglierei “Il Deserto dei Tartari”, potrebbe trovarsi a suo agio nella fortezza Bastiani.

Solo un breve commento a questa frase: “Tuttavia, non si va avanti né tornando ai voti come vorrebbe il ministro né proponendo il voto politico uguale per tutti come vorrebbero alcuni nostalgici resistenti.”

Il nostro voto uguale per tutti messo per la prima volta in pagella dopo 31 anni ha avuto almeno il pregio di fare parlare e discutere del ritorno di questi benedetti numeri.
Saremo anche nostalgici come ci etichetta la Dirigente Summa, ma siamo nostalgici della buona pedagogia, della vera educazione, del preciso fine della scuola di base che è quello di accompagnare i bambini e sostenerli nel cammino della conoscenza e dell’apprendimento. Il voto numerico non era sparito per capriccio, ma perché veri educatori, quelli già citati da Giancarlo Baiano, avevano fatto capire che il voto non serve, non aiuta, non motiva, non è strumento educativo.

La passività con cui la maggioranza degli insegnanti ha accettato il ritorno al voto quella sì ci stupisce, il non coraggio di fare azioni e scelte in controtendenza ci spaventa.
Detto ciò siamo orgogliosi di aver fatto la nostra scelta e ricordiamoci che dietro ogni decisione c’è il far politica, anche chi ha messo i voti ha fatto politica, ha cioè inciso nella vita sociale delle persone, ogni azione rivela un pensiero, noi crediamo che almeno sul ritorno al voto nella scuola dell’obbligo si debba discutere.
La ricerca nella scuola va promossa è vero, ma è anche e soprattutto compito dei Dirigenti farsene carico e indicarne la strada agli insegnanti.

Mi dispiace leggere la frase scritta dalla nostra dirigente: “Tuttavia, non si va avanti né tornando ai voti come vorrebbe il ministro né proponendo il voto politico uguale per tutti come vorrebbero alcuni nostalgici resistenti” Come si dovrebbe andare avanti? Parlando contro i voti, però dandoli? La coerenza spesso rende la vita più difficile, per questo non tutti la perseguono.
Dopo aver scritto un insieme di pensieri condivisibili, la nostra dirigente dimostra non solo di non aver capito la nostra scelta, ma forse di non aver neanche ascoltato le nostre motivazioni. Nessuna nostalgia per il voto politico però, dopo tanti anni di buona scuola, neanche nessuna accettazione supina.
Sarebbe stato sicuramente più facile ubbidire all’ordine di servizio senza porci domande, ma il rischio di penalizzare i bambini ci ha fermati e abbiamo preferito agire con coraggio, come si dice “mettendoci la faccia”, e dare una risposta diversa che esprimesse sia serietà professionale che il disagio che stavamo vivendo. Forse siamo nostalgici, ma della buona scuola che da tanti anni i ministri, in particolare quest’ ultima, stanno tentando di affossare con cambiamenti che sono solo peggiorativi. E noi dovremmo andare avanti ubbidendo a testa bassa, ma facendo bei discorsi fortemente critici o scrivendo saggi sulle buone pratiche didattiche? E’ necessario, ma non basta. Arriva il momento di dare un segnale più forte, dare l’esempio, rivelare il proprio pensiero attraverso il proprio operato, dimostrare coi fatti la corrispondenza con le idee, e a volte è anche necessario agire secondo coscienza, invece che metterla sempre a tacere per il quieto vivere.
Non sempre i dirigenti incontrano tanti insegnanti come noi, tutti in una stessa scuola, che ragionano con la loro testa e non rispondono passivamente a tutto quello che viene loro imposto. Alcuni dirigenti stimano e si trovano meglio con gli insegnanti che pensano, altri, forse la maggior parte, preferiscono collegi dei docenti più facili e più allineati perchè sono più in sintonia col loro modo di agire o perchè non creano problemi. Magari questi docenti usano i voti come strumento di potere con i ragazzi e li sommergono di insufficienze. Questa modalità che non interferisce col rispetto delle norme, ma umilia e demotiva i bambini la si può sopportare?.
Noi siamo fieri della nostra decisione che ha premiato i bambini, che non ci ha visti succubi di cambiamenti frettolosi imposti dall’alto e che ha riportato alla discussione il problema della valutazione e del voto.
Siamo noi i nostalgici o quelli che sono per il ritorno al voto?

Egr. Dott.ssa Ivana Summa,

condivido completamente il Suo intervento: dalla prima alla ottocentoventiduesima parola. Dal mio piccolo punto di vista, ritengo anzi che nessun lettore consapevole ed attento possa dissentire da quanto Lei ha scritto.

In particolare condivido la Sua contrarietà al “voto politico”. Sono e sono stati contrari anche i maestri di mia figlia e, da quanto leggo sulle pagine di questo sito web, anche tutti i maestri della Scuola Longhena.

Come è noto alcuni giornalisti hanno generato questo equivoco sulla stampa nazionale, che ha concesso a tutti una occasione di riflessione e confronto, che speriamo non degeneri poiché il tempo e le energie dedicate agli scontri priva tempo e le energie per conseguire l’obiettivo comune: migliorare ulteriormente la nostra scuola di eccellenza, proprio come non vorrebbero coloro che desiderano e pianificano, più o meno apertamente, una scuola pubblica dequalificata.

Nel rallegrarmi di averLa potuta leggere, in modo così chiaro e deciso, a favore di coloro che non vogliono “restare a guardare” il “deserto culturale ed educativo” desidero complimentarmi con Lei e con ciascuno dei maestri per questa straordinaria scuola che ho avuto la fortuna di conoscere.

Nonostante le perenni difficoltà e le articolate discussioni generate da questa ennesima riforma scolastica, sento la necessità di suggerirLe di utilizzare più distintamente la Sua professionalità e la Sua posizione per difendere ciascun bambino dal rischio di dequalificazione della Scuola Longhena e ciascun maestro da strumentali attacchi esterni. Se lo riterrà opportuno, La prego di contare su di me e credo su tanti altri genitori, in Suo supporto per contribuire fattivamente a migliorare la nostra scuola.

Dopo aver letto con meraviglia i giornali che riportavano l’equivoco del “10 politico” nella scuola di mia figlia, il 15.02.2009, da non esperto in materie scolastiche, mi sono permesso di proporre 10 piccoli e non straordinari obiettivi, che ritengo in qualche modo realizzabili a favore della nostra scuola, che si potrebbero aggiungere ai Suoi delicati impegni ed a quelli degli altri dirigenti scolastici che hanno competenza sulla Scuola Longhena: https://www.scuolalonghena.org/semplicemente/cordialmente/#more-50

Con la convinzione che ciascuno, tra genitori, maestri e dirigenti scolastici, auspica il meglio in favore della nostra scuola e dei nostri bambini, saluto cordialmente.

Francesco Caridei

Anche io,
Gentilissima Summa,
ho uno sguardo diverso da chi la scuola la GUARDA DALL’ESTERNO E SI LIMITA A PRENDERE POSIZIONI DI NATURA….EH?ho per caso maldigerito la cena?
Ho uno sguardo diverso ,( ricordo con malizia che ”diversus” oltre che ”differente”, nel nostro caro latino significa anche ”NEMICO”)perchè la scuola la vivo da madre di un giovane scolarizzato e quindi assolutamente, indiscutibilmente dall’interno!!!Ma proprio direi di poter affermare che ci siamo dentro fino al collo!!!!!Nonchè da studentessa, laureata nonostante tutto,studente-studiante per almeno un ventennio(non quello fascista,pardon), studente studiante con le unghie e coi denti, in barba a Progetti Brocca e Autonomie Scolastiche e tagli agli atenei demolenti e demoralizzanti.
Ma stiamo scherzando?
E’ con questa riforma che si vuole migliorare la situazione?
Ma Signora,ma non siam micca tutti pianisti da crociera!!!!!
MIO FIGLIO,
I NOSTRI FIGLI,
IBAMBINI.
SONO IL FUTURO DEL PIANETA.
SOLO LA CULTURA!
IMPEDIRA’ IL DANNO IRREPARABILE.
LA CULTURA E’ IL NOSTRO NUTRIMENTO
E DISPIEGA LA VERA RICCHEZZA DAVANTI AI NOSTRI OCCHI.
LA CULTURA
(animi cultus,doctrina!!,da doceo, indicare, informare,avvertire, dimostrareee!esultava innamorata della cultura la mia prof di latino)
E’ FATTA DA INDIVIDUI,
CON I LORO PREGI E DIFETTI,
MATTONI FONDAMENTALI
IN QUANTO INDIVIDUI
NELLA FORMAZIONE UMANA!IN PRIMIS
E CULTURALE
DI GIOVANI,
SPLENDIDI,
UNICI
INDIVIDUI.
LA SCUOLA NON E’ UN’AZIENDA,
E NOI, GRAZIE AL CIELO, NON SIAMO COMPONENTI MECCANICI
DI UNA MOTOMIETITREBBIATRICE.

Solo un paese di infimo livello effettua tagli sugli investimenti in campo culturale, quando la cultura, si sa, è il miglior investimento, e l’italia, ora come ora, con tutti i suoi magnamagna e schifii vari ad personam, che si vogliono far pagare a chi colpe non ne ha (vedi la scuola primaria), continua tuttavia a sfornare i migliori cervelli del pianeta, che per 2 piccioli ci vengono ”soffiati” da Svizzera e Stati Uniti……..e che profitti, per loro!!!!!

chett’aggioaddice..
chettelodicoaffà….!!!!!!!!!

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