UN APPELLO AI DOCENTI
a cura di Rolando DONDARINI (20/10/2004)
Caro collega,
ti chiedo cortesemente di pronunciarti contro l'eliminazione
della storia medievale, moderna e contemporanea, raccomandata
per la scuola primaria (ex elementare) dalle "Indicazioni"
allegate al decreto del Governo (emanato il 23 gennaio 2004 e
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 febbraio 2004) con cui
dall'anno scolastico entrante si intende riordinare la scuola
primaria e quella secondaria di primo grado (ex media).
Tali "Indicazioni" si propongono di orientare la scansione dei
programmi e sono evidentemente frutto della ricerca di un
compromesso tra le diverse posizioni espresse nel lungo
dibattito che negli ultimi decenni ha coinvolto sul tema dei
curricoli di storia autorevoli esperti di didattica, storici e
insegnanti. Di quel confronto e dei suoi apporti non si vogliono
disconoscere motivazioni, considerazioni e contributi; ma di
certo questo esito non può essere considerato soddisfacente,
tanto d'aver già provocato reazioni negative da più parti, sia
tra gli insegnanti che hanno rifiutato le nuove scansioni sia
anche fra coloro che con più convinzione hanno sostenuto la
necessità di superare il triplice ripetersi della storia dalle
origini ai nostri giorni. Pur affrontando senza preclusioni
questo aspetto della ciclicità, occorre ammettere che le
"Indicazioni" suddette comportano obiettivamente e
automaticamente arretramenti, perdite e conseguenze negative
immediatamente verificabili:
- La scomparsa delle visioni anche più generali dei due ultimi
millenni dagli orizzonti formativi di una fascia scolare come
quella "primaria", nella quale si acuiscono sensibilità e
interessi che rimangono indelebili.
- La sottovalutazione e il ritardo dell'acquisizione della
consapevolezza e del rispetto del patrimonio storico/artistico
scaturito da quei periodi.
- L'abbandono di una ricca varietà di esperienze didattiche
innovative condotte sia in ambito scolastico che
extrascolastico, per le quali insegnanti e operatori culturali
hanno attivato ampie convergenze multidisciplinari; in
particolare in riferimento alle didattiche museale, archivistica
e bibliotecaria e agli apporti di enti e associazioni.
- Le conseguenti lacune e mancanze di riferimenti per gli
apprendimenti riferiti agli aspetti storico/ambientali da un
lato e globali dall'altro, che si stavano sempre più spesso
adottando come terreni di incontro e di comune formazione per
gli scolari di diversa provenienza.
- Le gravi ripercussioni sui corsi di formazione per gli
insegnanti della scuola primaria, i quali, non essendo più
tenuti a prepararsi su quei periodi storici, potrebbero
eliminarne lo studio dai loro curricula con le conseguenti
carenze formative e culturali.
Non si tratta quindi di una difesa settoriale da parte di una
cerchia di esperti legati da comuni competenze sulla storia, né
di ripristinare metodologie e contenuti di insegnamento
superati; ma al contrario di dare sviluppo alle positive
sperimentazioni che in questi anni hanno cercato di adeguare
l'insegnamento della storia a tutti i livelli alle nuove attese
ed esigenze.
Nel caso fossi favorevole a questo appello, ti pregherei di
indicarmelo, nella prospettiva di affrontare poi con tempi e
modi adeguati un confronto costruttivo sul tema, non
diversamente da quanto stanno già facendo antichisti, modernisti
e contemporaneisti.
(6 settembre 2004)
…………………………………………………………….
OLTRE L'APPELLO, QUALCHE CONSIDERAZIONE
di Rolando DONDARINI
una discussione sulla didattica della storia
Con l'appello non s'intende soltanto raccogliere sottoscrizioni
per una protesta che potrebbe rivelarsi vana, ma anche e
soprattutto tenere aperto il dibattito, senza posizioni
preconcette, avendo ben chiaro che l'obiettivo comune è il
miglioramento della didattica della storia in tutto l'arco
formativo. D'altronde, anche negli scambi di opinioni tra
sostenitori delle diverse posizioni che sono proseguiti nelle
ultime settimane si è sempre manifestato l'auspicio comune e
condiviso di continuare a correggere e migliorare.
In tale prospettiva le considerazioni che seguono hanno il solo
scopo di fornire spunti di discussione tra gli altri, da
sviluppare in futuro e da riprendere nel convegno prossimo.
perché le indicazioni ministeriali sono dannose
Ritornando su alcuni aspetti già sollevati, ritengo che le
"indicazioni" si rivelino concretamente dannose non tanto per il
generale disorientamento che stanno provocando tra gli
insegnanti - non vi è cambiamento che non susciti ansie e
incertezze - ma poiché pongono in secondo piano proprio le
esigenze dei soggetti dell'apprendimento e il contesto culturale
e temporale in cui la loro formazione si colloca.
In sintesi le "indicazioni" sottovalutano le due attenzioni che
dovrebbero rimanere al vertice delle priorità per l'insegnamento
della storia:
1) il rispetto della personalità degli scolari, dello sviluppo
delle loro capacità di apprendimento e dell'evoluzione dei loro
possibili interessi, poiché presumono che tra la terza
elementare e la terza media vi sia un unico ciclo;
2) il presupposto irrinunciabile che per un paese come l'Italia
la cultura storica non possa essere trascurata, oltre che per
comprendere, rispettare e tutelare il formidabile patrimonio di
cui siamo custodi, anche per le sollecitazioni al confronto e al
dialogo indotte dall'inarrestabile formazione di una società
multietnica, multiculturale e multireligiosa. Siccome le
indicazioni rimandano alle scuole medie l'insegnamento di
Medioevo, Storia Moderna e Storia Contemporanea, sembrano
privare fino ad allora gli scolari di indispensabili strumenti
cognitivi, affidando questi delicati compiti solo al tempo
dedicato alla "educazione alla convivenza civile".
Certo si tratta di "indicazioni" e non di programmi; ma è pur
vero che sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e che
sono diventate punti di riferimento istituzionali, difficilmente
eludibili anche ricorrendo agli spazi di autonomia delle diverse
scuole. Pertanto hanno e avranno immancabili ricadute sia sulla
produzione dei manuali scolastici, sia sugli indirizzi della
gran parte degli insegnanti.
un "compromesso" mal riuscito
Per molti aspetti e per esplicita ammissione dei loro
propugnatori le "indicazioni" vogliono mediare tra il "ciclo
unico" proposto con la riforma Berlinguer-De Mauro e i tre cicli
precedenti, ma con un esito che si prospetta come un compromesso
gravido di conseguenze negative sia in ambito scolastico che
extrascolastico e come un'operazione autolesiva per un contesto
così ricco di vestigia storiche come quello italiano:
- in primo luogo perché di fatto escludono Medioevo, Storia
Moderna e Storia Contemporanea dagli orizzonti di un fascia
scolare come quella elementare, che rimane ben scissa da quella
successiva, oltre per la diversa fase evolutiva che attraversano
gli scolari, anche per il fatto che i relativi insegnanti
continuano ad essere formati da facoltà e corsi ben diversi e
separati dagli altri. Inoltre il presupposto su cui si basa lo
svolgimento di un unico ciclo tra terza elementare e terza media
è del tutto artificioso: un vero gioco di prestigio come se
racchiudere elementi diversi in un contenitore più ampio potesse
annullarne le differenze;
- poi perché gettano alle ortiche migliaia di esperienze di
valorizzazione e coinvolgimento dell'extra scuola nei processi
formativi delle prime età scolari. È un paradosso quasi kafkiano
che nel paese riconosciuto dall'Unesco come di gran lunga il più
ricco al mondo di beni culturali, d'improvviso, musei,
biblioteche, pinacoteche, centri di studio, associazioni
culturali e quant'altro, diventino muti e disertati dalla età
scolare in cui più si può far leva su sensibilità che se
adeguatamente stimolate producono frutti indelebili.
Ne consegue:
1) che non affrontando i suddetti periodi prima della scuola
media (che "media" continua ad essere non solo perché così
generalmente percepita da scolari e genitori, ma per le
ricordate persistenti distinzioni di formazione dei relativi
insegnanti) diviene estremamente difficile trattare i temi che
l'attualità continuamente ci impone, col rischio di mantenere i
nostri scolari in uno stato di totale inconsapevolezza;
2) che i corsi di formazione degli insegnanti della scuola
primaria vedranno declinare le frequenze delle discipline
storiche, col possibile paradosso di produrre figure
professionali destinate all'insegnamento ma oggettivamente
carenti e lacunose.
In definitiva, al di là delle dichiarazioni di intenti del
ministro e dei suoi più stretti collaboratori secondo cui al
centro della loro riforma ci sarebbero la persona e la sua
formazione, le "indicazioni" non sembrano certo prendere le
mosse dalle esigenze ad essa connesse, ma da un poco edificante
compromesso politico. Che si tratti di un ulteriore caso di
alibi preventivo costruito enunciando volontà e intenti
edificanti per poi poterli contraddire totalmente?
Naturalmente queste constatazioni lasciano dedurre esiti ancor
più negativi nel caso si adottasse per l'intero curricolo
scolastico un unico ciclo cronologico, chiaramente aberrante
perché ancora più irrispettoso dell'età evolutiva e della
diverse facoltà percettive delle successive età scolari e
destinato a legare l'apprendimento dei vari periodi storici alle
diverse fasi della crescita e alle loro differenti opportunità
di approfondimento; rendendo inoltre quanto mai problematiche le
correlazioni con altre discipline come letteratura, l'arte, la
filosofia.
le critiche degli storici
Molto efficaci in proposito le parole che Chiara Frugoni mi ha
voluto mandare per ribadire la sua contrarietà al ciclo unico:
"basta una volta: questa è l'idea che guida lo studio della
storia nella riforma, senza tener conto che i modi di
apprendimento si sviluppano con l'età. Il sapere è fatto di
sedimenti, di ricordi e di emozioni, di ripensamenti. Oggi
invece per tutto basta una volta, perché il principio aziendale
di ottimizzare i tempi ha contagiato anche i pedagogisti."
È significativo che su questa posizione ora convengano anche
autorevoli cultori della didattica della storia che in
precedenza avevano sostenuto la proposta del ciclo unico,
divenuto invece per altri un dogma intoccabile e purtroppo un
evidente irrigidimento preconcettuale. In realtà prevedere un
curricolo verticale coerente e organico è auspicabile, ma non
significa affatto affrontare la storia per una sola volta in
tutta la carriera scolastica, ma predisporre fasi di
insegnamento concordi, complementari e organicamente legate.
Su questo punto mi sento in piena sintonia con Ivo Mattozzi e
l'Associazione Clio 92, che per il superamento delle
ripetitività dei cicli propongono una differenziazione profonda
dei formati con cui la storia viene affrontata per intero nella
scuola primaria, in quella secondaria di I grado e nella scuola
secondaria superiore
Si può inoltre presumere che di fronte alla constatazione del
danno, molti di coloro che hanno accettato quel postulato del
tutto teoricista dell'unica progressione cronologica, ritornino
sui propri passi.
le iniziative previste
La raccolta delle firme (davvero formidabile nella quantità e
nell'articolazione delle risposte) è dunque finalizzata a
preparate un evento che possa essere un momento di stimolo e di
confronto tra insegnanti, operatori museali, storici e esperti
di didattica per l'elaborazione di proposte, che se non saranno
in grado di rimuovere le "indicazioni", ne prospettino
alternative praticabili.
Tale evento come sai è il Convegno che si terrà il 12 ottobre
prossimo alla Facoltà di Scienze della Formazione col titolo
provocatorio "Buio sui'Secoli Bui'? Prospettive ed esiti delle
indicazioni ministeriali" (indicazioni più complete nella
rubrica delle segnalazioni, ndr). Naturalmente avrai capito che
nonostante il titolo questo convegno riguarda tutti i periodi
storici esclusi dalle scuole elementari.
Tutto ciò fuori da visioni preconcette o di parte e in una
prospettiva non certo conservativa, ma di un effettivo
rinnovamento che adegui finalità, metodi e contenuti (tutti
ugualmente importanti) alle necessità di valorizzare e
rilanciare le conoscenze storiche nell'ambito dei percorsi
formativi; soprattutto in considerazione dell'esigenza di una
maggiore consapevolezza e responsabilità che l'attualità ci
impone.
C'è ancora la speranza che le pregiudiziali teoriche lascino
posto ad una più attenta valutazione di tutte le possibili
soluzioni, operando comunque perché le indicazioni ministeriali
abbiano almeno un valore non vincolante e prescrittivo.
Verificato che anche nelle sedi e nelle occasioni ufficiali si
fanno strada le posizioni del buon senso ampiamente condivise
dalla gran parte degli insegnanti, e in vista di future riforme
e controriforme rese presumibili dall'asprezza delle
contrapposizioni attuali ti pregherei non solo di intervenire,
ma di invitare quanti possono contribuire in modo positivo al
dibattito.
(6 settembre 2004)
…………………………………………………………….
LE "INDICAZIONI" SULL'INSEGNAMENTO DELLA STORIA
"La voglia di leggere i documenti della riforma Moratti, quelli
pedagogici in particolare, per me era vicino allo zero (…)". Le
Voci condividono lo stato d'animo di Andrea Bagni ("Il profilo
del post-umano", in "école", giugno 2004, p. 32); ma poi,
proprio come Bagni, rinunciano per una volta ad andare al
cinema; e, in nome di una discussione più consapevole,
presentano una documentazione essenziale sulle "Indicazioni
Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati".
Queste Indicazioni riportano le "conoscenze e abilità
disciplinari" previste per le diverse classi del primo ciclo di
istruzione (corrispondente in sostanza alle attuali scuola
elementare e media). Qui sono riprodotte solo le indicazioni
relative alle "conoscenze".
Le "Indicazioni" sono allegate al decreto legislativo 19
febbraio 2004, n.59: "Definizione delle norme generali relative
alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a
norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53",
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2004 -
Suppl. Ord. n. 31.
La documentazione completa all'indirizzo
http://www.istruzione.it/normativa/2004/dec190204.shtml
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella
Scuola Primaria
Allegato B
Obiettivi specifici di apprendimento per le classi seconda e
terza (primo biennio)
Indicatori temporali.
Rapporti di causalità tra fatti e situazioni.
Trasformazioni di uomini, oggetti, ambienti connesse al
trascorrere del tempo.
Concetto di periodizzazione.
Testimonianze di eventi, momenti, figure significative presenti
nel proprio territorio e caratterizzanti la storia locale.
La terra prima dell'uomo e le esperienze umane preistoriche: la
comparsa dell'uomo, i cacciatori delle epoche glaciali, la
rivoluzione neolitica e l'agricoltura, lo sviluppo
dell'artigianato e primi commerci.
Passaggio dall'uomo preistorico all'uomo storico nelle civiltà
antiche.
Miti e leggende delle origini
(…)
Obiettivi specifici di apprendimento per le classi quarta e
quinta (secondo biennio)
In relazione al contesto fisico, sociale, economico,
tecnologico, culturale e religioso, scegliere fatti, personaggi
esemplari evocativi di valori, eventi ed istituzioni
caratterizzanti:
la maturità delle grandi civiltà dell'Antico Oriente
(Mesopotamia, Egitto, India, Cina),
le civiltà fenicia e giudaica e delle popolazioni presenti nella
penisola italica in età preclassica,
la civiltà greca dalle origini all'età alessandrina
la civiltà romana dalle origini alla crisi e alla dissoluzione
dell'impero
la nascita della religione cristiana, le sue peculiarità e il
suo sviluppo.
(…)
Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella
Scuola Secondaria di 1° grado
Allegato C
Obiettivi specifici di apprendimento per le classi prima e
seconda (primo biennio)
In relazione al contesto fisico, sociale, economico,
tecnologico, culturale e religioso, scegliere fatti, personaggi,
eventi ed istituzioni caratterizzanti:
l'Europa medioevale fino al Mille;
la nascita dell'Islam e la sua espansione;
la civiltà europea dopo il Mille e l'unificazione culturale e
religiosa dell'Europa: le radici di una identità comune pur
nella diversità dei diversi sistemi politici;
l'apertura dell'Europa ad un sistema mondiale di relazioni: la
scoperta dell'"altro" e le sue conseguenze;
la crisi della sintesi culturale, politica e sociale del
Medioevo;
Umanesimo e Rinascimento;
la crisi dell'unità religiosa e la destabilizzazione del
rapporto sociale;
il Seicento e il Settecento: nuovi saperi e nuovi problemi; la
nascita dell'idea di progresso e sue conseguenze;
l'Illuminismo, la Rivoluzione americana e la Rivoluzione
francese.
(…)
Obiettivi specifici di apprendimento per la classe terza
In relazione al contesto fisico, sociale, economico,
tecnologico, culturale e religioso, scegliere fatti, personaggi,
eventi ed istituzioni caratterizzanti:
Napoleone e l'Europa post-napoleonica;
il collegamento tra cittadinanza, libertà, nazione: la
costituzione dei principali stati liberali dell'Ottocento;
lo stato nazionale italiano e il rapporto con le realtà
regionali; il significato di simboli quali la bandiera
tricolore, gli stemmi regionali, l'inno nazionale;
l'Europa ed il mondo degli ultimi decenni dell'Ottocento;
le istituzioni liberali e i problemi, in questo contesto,
dell'Italia unita;
le ideologie come tentativi di dar senso al rapporto uomo,
società, storia;
la competizione tra Stati e le sue conseguenze;
la I guerra mondiale;
l'età delle masse e la fine della centralità europea;
crisi e modificazione delle democrazie;
i totalitarismi;
la II guerra mondiale;
la nascita della Repubblica italiana;
la "società del benessere" e la crisi degli anni '70;
il crollo del comunismo nei Paesi dell'est europeo;
l'integrazione europea.
|