da tempo molti di noi si chiedono se non varrebbe la pena incontrarsi, per discutere a lungo e a fondo di ciò che sta accadendo alla scuola pubblica e quindi a noi, genitori e insegnanti che direttamente o indirettamente, la abitiamo quotidianamente.
Tante volte lo abbiamo già fatto è vero, e siamo stati un punto di riferimento insostituibile per il movimento diffuso che dal 2007 fino ad oggi ha opposto una strenua resistenza al degrado delle nostre istituzioni scolastiche.
Oggi, con la franchezza e l’umiltà a volte necessarie per ritrovarsi, magari più fragili di quanto pensassimo ma anche più realisti, potremmo dire di essere riusciti solo in piccola parte nel nostro generoso intento.
Ma con la stessa franchezza vogliamo anche affermare che non intendiamo alzare le braccia in segno di resa né oggi né domani.
Dunque da qualche parte bisogna pur ricominciare e pensiamo che non si possa che ricominciare da noi stessi, dai tanti che in questi anni si sono battuti per una scuola che potesse garantire una vita dignitosa ai nostri figli.
Certo il paesaggio è mutato e non di poco, di questo dobbiamo prendere atto.
Si potrebbe dire che ormai non è più in gioco solo la riforma della scuola, ma come dicono con insistenza gli studenti e gli operai di Mirafiori, è in gioco il futuro stesso della nostra democrazia e quello di un’intera generazione, che vede davanti a sé l’ansiosa prospettiva di un lavoro precario a vita.
Gli spazi di democrazia si restringono ogni giorno, ogni giorno sono messi in discussione diritti che parevano acquisiti per sempre: il diritto ad un’istruzione pubblica di qualità come il diritto ad un lavoro dignitoso o il diritto all’eguaglianza di fronte alla legge.
Così la domanda diventa: cosa sta accadendo al nostro Paese e quali conseguenze produrrà il degrado morale politico e culturale che ormai in modo così sfacciato segna la vita di tutti noi?
E da dove si può riprendere per costruire democrazia e intelligenza se non dalla scuola, dall’educazione, dalla formazione delle nuove generazioni?
Il sistema educativo nel suo insieme boccheggia ormai cianotico, ma non è finita, dobbiamo prepararci ad un’ulteriore offesa, la terza tranche di tagli: 20 mila insegnanti e 15 mila collaboratori scolastici.
Alla fine della strada cosa rimarrà della nostra scuola?
Per tutte queste ragioni e di certo molte altre, sentiamo che varrebbe la pena discutere sul da farsi, tutti insieme per capire come non cedere all’impotenza, come riprendere l’iniziativa, con quali idee, con quali compagni di strada, con quali forze.
Nell’attesa di convocare l’Assemblea sarebbe vitale, oltre che significativo, se tutti noi, magari avanzando dubbi o lamentando stanchezze, proponessimo gli argomenti di cui si pensa valga la pena discutere, idee da sviluppare, iniziative cui dare vita, slanci creativi…
Sarebbe insomma bellissimo se già l’ordine del giorno della prossima Assemblea delle scuole scaturisse dai nostri pensieri, da un ascolto reciproco e libero.
Per farlo possiamo scrivere a questo indirizzo assembleascuolebo@gmail.com
e leggere/partecipare al dibattito che ne seguirà su http://www.assembleascuolebo.org
Gruppo di lavoro dell’Assemblea delle scuole