Cronaca

Per raggiungere Monte Cavallo, prima siamo passati da Porretta, dove siamo arrivati col treno, poi abbiamo proseguito fino a Castelluccio in auto.
Lì un gruppo ha continuato in auto passando attraverso il Passo delle Tre Croci ed è arrivato al rifugio di Monte Cavallo; l'altro gruppo, nonostante la pioggia, si è fermato a raccogliere le castagne in un bosco appena fuori Castelluccio, poi si è incamminato ed è arrivato al rifugio più tardi.
Al rifugio, di nuovo tutti insieme, ci siamo riscaldati davanti alla stufa accesa e abbiamo mangiato. Nel pomeriggio abbiamo esplorato la zona circostante. Alcuni, sempre sotto l'acqua, hanno raccolto legna per accendere un fuoco nel camino del bivacco, adiacente al rifugio, e fare le caldarroste.
Il giorno dopo, finalmente con il sole, siamo andati al Monte Toccacielo, passando per Monte Cavallo e Monte Pianaccetto. Nel pomeriggio siamo scesi, chi in auto e chi a piedi, a Castelluccio dove abbiamo preso la corriera che ci ha portati a Porretta Terme. Da lì il treno ci ha riportati a Bologna.


Prima della partenza per Monte Cavallo...
(aspettative, ansie e desideri...)

Vorrei che il tempo fosse bello e se dovesse piovere, spero che piova poco.

...Se piove, vorrei disegnare il paesaggio che c'è attorno al rifugio, guardando fuori dalla finestra...

...oppure aspettare che venga tolta la luce e raccontare al buio storie di paura!!

Se invece non piovesse vorrei fare lunghe passeggiate....

...vorrei camminare per ore ed ore, senza mai fermarmi... ma ce la farò?

Vorrei svegliarmi presto per vedere l'alba, fare un fuoco, vedere bellissimi paesaggi...

Vorrei anche avventurarmi vicino a fiumiciattoli, a cercare pesci e animali che in quel posto vanno ad abbeverarsi.

Mi piacerebbe cadere nel ruscello e rotolarmi in mezzo al fango: chissà come è divertente!

Nel torrente spero che ci siano tantissime cascatelle con un bel laghetto, qualche pesciolino o qualche ranocchio.

Vorrei salire su una montagna e vedere quello che c'è sotto di noi.

Vorrei andare nel bosco a cercare funghi, buoni o cattivi che siano, così da poterlo raccontare a mio padre.

Vorrei giocare a nascondino, a rubabandiera, a strega impalata, a bandiera genovese, a guardie e ladri, a... sconfiggere i maschi!!

Vorrei fotografare gli animali e le piante più importanti e magari anche il rifugio.

Vorrei addormentarmi sentendo Angelo che canta quella canzone che ha usato altre volte per rilassarci.

Lo zaino sarà molto pesante, ma sopportabile.

Spero che il tempo sia bellissimo perché voglio godermi questi due giorni insieme ai miei compagni.



Dopo la gita a Monte Cavallo...
(impressioni, ricordi, esperienze...)

C'era molto freddo e la nebbia ci copriva il berretto.

Grossi nuvoloni solcavano il cielo e si avvicinavano...

...Che paura! Nel bivacco con il vento che fischiava!

...Che sapore le castagne gustate calde!

Siamo usciti di notte a cercare gli animali. Era buio, buio si vedevano lontano le case di Porretta illuminate...

...le ombre degli alberi e si sentiva "splash, splash" quando camminavamo nelle pozzanghere, altrimenti era tutto silenzioso e scuro.

...Andavamo in fila a passo lento...quando un piccolo lumicino che si avvicinava sempre di più, illuminava le tre croci di legno vicine a noi...avevamo freddo e paura.

Quel piccolo lumicino non era altro che la Simo che con un nostro "buuu" fece un balzo per la paura!!
Ritornati al rifugio con tanta allegria cantavamo in compagnia: "Costanza elefante si dondolava appesa a un filo di ragnatela e poiché il gioco era allettante andò a chiamare...
Piero elefante si dondolava appeso ad un filo di ragnatela poiché il gioco era allettante andò a chiamare ...
Simonetta elefante si dondolava appesa a un filo di ragnatela e poiché il gioco era allettante andò a chiamare...
e così avanti per altri bambini e maestri!!



La leggenda del rifugio della Donna Morta

Una famiglia povera formata da padre, madre, figlio e figlia abitava sui colli di Bologna. Era l'anno 1944 e il fronte della guerra si avvicinava e la famiglia si trasferì in una casa vicino al Corno alle Scale.
Un giorno d'autunno padre, figlio e figlia andarono a cercare funghi nei boschi di Pian dello Stellaio. In una piccola radura trovarono una casa mezza diroccata. Entrarono all'interno e trovarono il cadavere di una donna morta da pochi giorni. La donna era vestita con un lungo abito nero, e aveva un’età di circa cinquant'anni. Abitava da sempre in quella casa ed era morta seduta vicina al camino.
Da quel giorno la famiglia chiamò quella casa Cà della Donna Morta. Lo stesso nome è stato dato al rifugio che adesso sorge al posto della casa diroccata.


La leggenda del Poggio del Diavolo

Il Poggio del Diavolo penso che sia un masso, Franco ad alcuni bimbi ha raccontato la leggenda.
Un pastorello non aveva voglia di lavorare e un giorno mentre portava le pecore al pascolo vide il diavolo seduto su un masso e corse via in paese e raccontò tutto.
Ma io non la penso così, la penso molto diversamente. Un pastorello che non aveva voglia di lavorare, mentre andava a pascolare inciampò in un masso e disse: "Ma va al diavolo!" si fece male e dovette tornare in paese e lì tutti gli chiesero perché fosse tornato indietro e lui gli raccontò tutto ma pian piano la leggenda si trasformò.
Secondo me quella che ho raccontato io potrebbe essere vera ma è possibile che la mia storia non c'entri un bel niente.


La coltura del castagno
(tratto dal libro "Parco regionale Corno alle Scale" GIUNTI)

La principale coltura arborea di gran parte dell'Appennino nei secoli scorsi fu il CASTAGNO. Folti castagneti erano presenti vicino ai borghi maggiori (...).
Molte famiglie possedevano un piccolo castagneto che seguivano con estrema cura, perché da esso dipendeva in gran parte la sopravvivenza durante il lungo inverno e chi non ne possedeva uno spesso lavorava in quelli degli altri in cambio della terza parte del raccolto.
In primavera si procedeva alla potatura delle piante (la "scamajadura"), mentre in settembre era il momento dell'"armondatura", che consisteva nel liberare il terreno da erbe e arbusti per facilitare la raccolta dei frutti. A volte si sistemavano delle barriere di protezione in legno o in sasso per evitare che le castagne rotolassero a valle.
Finalmente a ottobre iniziava la raccolta che richiamava tutti nei boschi; ancora in questo secolo le scuole venivano chiuse per permettere ai ragazzi di aiutare la famiglia. Dopo Ognissanti tutte le castagne erano ormai cadute e quello che rimaneva veniva lasciato a poveri e forestieri ( i cosiddetti "ruspadori").
Terminato il periodo della raccolta le castagne venivano portate ai metati, localmente noti con il nome di "casoni", per farle essicare. Il casone era una costruzione in pietra, generalmente quadrata, con una finestrella alta sul retro attraverso la quale le castagne venivano scaricate su un graticcio di pali. Una porticina permetteva di penetrare all'interno per accendere il fuoco sotto al graticcio; finestrelle laterali davano luce e sfogo al fumo dei tronchi che bruciavano lentamente senza fiamma.
Occorrevano una ventina di giorni perché tutti i frutti fossero pronti. Poi si procedeva alla "pistadura": le castagne dovevano essere ripulite dal loro rivestimento per poter essere portate al mulino e trasformate in farina. La farina di castagne veniva pressata dentro ad apposite bigonce perché si conservasse durante l'inverno, era alla base di molti piatti che fornivano il sostentamento quotidiano per la famiglia.




Porta Franca - Corno alle Scale
Al Sasseto
In avanscoperta al Corno
Montagna: istruzioni per l'uso

 
NOTIZIE DOCUMENTI PROGETTI IPERTECA ARCHIVIO MAPPA GENITORI COMUNICA NAVIGARE DOWNLOAD

RICERCA

 
SCUOLA LONGHENA HOME PAGE

Scuola Primaria Longhena - Istituto Comprensivo 8 - Bologna