Cronaca

Da Pracchia con un pullman abbiamo raggiunto Orsinia, da lì siamo saliti a Porta Franca: un gruppo, a piedi, passando per il Passo del Termine, un altro piccolo gruppo, in auto, con la mammma di Micol fino alla Casa del Pastore, che si trova sotto Porta Franca, poi di lì a piedi fino al rifugio in mezzoretta.
Nel pomeriggio un gruppo si è avventurato fino al Poggio dei Malandrini, mentre gli altri bambini sono rimasti a Porta Franca a giocare.
La mattina successiva abbiamo raggiunto il rifugio Sasseto passando per i passi del Cancellino e dello Strofinatoio. Lì ci siamo incontrati con i papà di Belinda e Michela che ci hanno portato i viveri.
Il terzo giorno siamo scesi al rifugio Cavone, abbiamo preso la corriera per Porretta e siamo ritornati a Bologna in treno.


Ricordando i tre giorni al Corno alle Scale

Da Orsinia dov'è cominciata l'avventura, seguendo un ripido sentiero, siamo giunti, dopo aver sudato e faticato, ad un borgo dove ci siamo "azzuffati" per bere ad una fonte. Lì ci aspettava la guida del C.A.I. di Pistoia, che ci ha condotti per boschi e per prati sino al Rifugio Porta Franca.
In alcuni punti del bosco il sole non arrivava perchè le fronde erano troppo fitte, c'era una cappa di umidità che ci faceva sudare come in una sauna.
A Porta Franca ci siamo divertiti molto perchè abbiamo giocato a nascondino, alla guerra, a guardia e ladri e infine abbiamo cenato deliziosamente.
Siamo poi saliti in camera dove ci siamo preaparati alla meglio i letti per la notte. Dal balconcino della stanza si vedeva un cielo stellatissimo ed il bagliore delle luci di Pistoia e Firenze.
La mattina successiva siamo partiti presto perchè ci attendeva una lunga camminata per raggiungere il Rifugio Sasseto, proprio sotto la cima del Corno alle Scale.
Abbiamo attraversato il monte Gennaio a mezza costa, dove infuriava un vento..., ma un vento...,che quasi ci portava via.
Per ricavare un po' di energia abbiamo mangiato della frutta secca e poi di nuovo in cammino per l'ultima faticosa salita: dal passo del Cancellino al Passo dello Strofinatoio!
Arrivati al Sasseto ci siamo riposati, abbiamo mangiato e poi...GIOCHI, giochi, giochi!!!
Giochi sul tappeto erboso, giochi nella pozza ghiacciata, giochi al sole, giochi alla fontana.
Alcuni sono poi saliti alla cima del Corno per una passeggiata rilassante. Altri sono rimasti al rifugio a preparare la cena.
Lo "chef" Emiliano ha proposto: maccheroni al sugo di cipolla, pomodoro e aglio con abbondante parmiggiano per tutti!
Che pianti a pulire le cipolle! Per fortuna c'erano altri bambini ad aiutare lo chef, che dopo aver posto il sugo sul fuoco ha chiesto il permesso per andare.....a giocare!!!
Altri bambini hanno rimescolato per lui il sugo fino a completa cottura.
La cena è trascorsa come al solito in grande allegria e ad essa ha fatto seguito una passeggiata al chiaro di luna.
La mattina successiva dopo aver fatto colazione e riordinato il rifugio, di nuovo zaino in spalla e sotto un cielo azzurro, azzurro siamo scesi verso il rifugio Cavone.
Un gruppo ha fatto il sentiero più semplice, mentre un altro gruppo,ha raggiunto il Corno, e poi è sceso per ripidi pendii, giungendo ad un valico e da lì nella valle del Silenzio da dove, attraversando torrentelli e zone boschive, è finalmente arrivato al rifugio Cavone
Al Cavone ci apsettava un pranzetto coi fiocchi al ristorante ed una squisita crostata di mirtilli.




La pozza ghiacciata

Nel prato vicino al rifugio c'era una pozza d'acqua ghiacciata della grandezza di uno stagno.
Ci siamo scivolati sopra, bagnandoci i jeans e le scarpe....
abbiamo rotto la lastra di ghiaccio che la ricopriva ......
Con un po' di neve ghiacciata che stava ai bordi della pozza abbiamo fatto alcune palle e ce le siamo lanciate. Fra schizzi e pallate ci siamo bagnati tutti!!!!!



La notte

La prima notte siamo andati a dormire al rifugio Porta Franca, ognuno nel proprio letto.
La notte dormivamo tutti, zzzzzzzz....... ronf, ronf ......., solo due sonnambuli, mentre andavano in bagno,... si sono scontrati!!!! .
Poi c'era chi russava e chi, di conseguenza. non riusciva a dormire .
C'era anche chi tossiva, sognava e parlava nel sonno .
La seconda notte al Sasseto non tutti avevano un letto, perché c'erano solo quattro letti a castello e uno singolo .
Abbiamo unito due letti a castello per sistemarci in otto, quattro sopra e quattro sotto e cosi abbiamo fatto con gli altri.
Nell'unico letto singolo, ci dovevano stare Alessandro e Luca, Alessandro però, alto e robusto di corporatura, vi si "spaparanzava", così Luca dopo esser caduto più di una volta per terra, si è alzato, ha preso il sacco a pelo ed ha deciso di andare a dormire in un altro letto.
Zenda e Giacomo rotolavano addosso a Sofia e Lucia, che non riuscivano a dormire, almeno così sostenevano loro la mattina seguente!
Alcuni, prima di andare a letto, sono usciti a guardare il cielo.
La notte, la vista dal Sasseto era bellissima: guardavamo le costellazioni e cercavamo di riconoscerle; le montagne attorno, con il buio, assumevano forme strane e i rifugi sembravano casette degli gnomi.
Avevamo anche un po' paura dei cinghiali perché sappiamo che di notte escono a cercare cibo.
In questi tre giorni ci siamo divertiti un sacco.





La vegetazione del parco
(tratto dal libro "Parco regionale Corno alle Scale" GIUNTI)

Sull'Appennino si possono individuare tre fasce distinte di vegetazione:
1) la fascia collinare dei querceti misti ad alberi a foglia caduca che non sale oltre gli 800-900 metri di quota. In questa fascia si è diffusa la coltura del castagno, oggi per lo più abbandonati;
2) la fascia montana dei boschi di faggio che raggiunge i 1600-1700 m circa
3) la fascia subalpina delle praterie di alta quota localizzata sulle cime più elevate.

All'interno di ogni fascia fattori come
a) l'esposizione e l'inclinazione dei versanti
b) la natura e lo spessore del terreno
c) la presenza di rocce affioranti
concorrono a differenziare i vari ambienti.
La presenza dell'uomo ha però contribuito a variare il paesaggio naturale, ed il paesaggio vegetale odierno porta i segni delle secolari attività dell'uomo in queste montagne.



La fauna del parco
(tratto dal libro "Parco regionale Corno alle Scale" GIUNTI)

Nel parco sono presenti mammiferi di grande importanza ecologica: rari predatori come la martora e il lupo. La martora è un mammifro predatore ormai molto raro, si nutre di roditori, piccoli uccelli e bacche; ricava le sue tane per lo più all'interno di alberi cavi.
Il lupo, scomparso su gran parte dell'Appennino a causa delle persecuzioni dei decenni passati, sta lentamente tornando ad abitarvi favorito anche dalla maggior presenza delle sue prede abituali come il capriolo o il cinghiale.
Il capriolo era ricomparso nell'Appennino negli anni '60 perchè reinsediato nel vicino Alto Pistoiese a cura del Corpo Forestale. Il mantello del capriolo è prevalentemente grigiastro in inverno e rossiccio in estate; il maschio si distingue dalla femmina per il tipico palco di piccole dimensioni dotato di tre punte per stanga.
Il cinghiale è stato reintrodotto dai circoli venatori nei primi anni '70: Le femmine di questi massicci animali, tendono a riunirsi con la onnivori prole, in piccoli branchi piuttosto instabili; durante le fasi della ricerca del cibo questi branchetti si allargano fondendosi fra di loro.
Le marmotte escono dalle tane a primavera inoltrata, dopo il lungo letargo invernale: è possibile osservarle, percorrendo i sentieri dell'alto crinale, riunite in piccoli gruppi familiari composti da un maschio, una femmina e la prole. nelle faggete e nelle abetaie è facile osservare lo scoiattolo e il ghiro, due roditori arboricoli; il primo conduce attività diurna, il secondo è una specie notturna e può essere individuato, nei mesi più caldi, grazie ai suoi strani squittii e miagolii che emette nel pieno della note, quando si appresta a cercare cibo.
Anche la volpe, un tempo perseguitata e gravemente minacciata dalle tagliole e dai bocconi avvelenati, è tornata oggi, insieme ad altre specie carnivore come, la donnola, il tasso e la faina a popolare i boschi dell'Appennino.
I mammiferi non offrono in genere grandi possibilità di osservazione, ma lasciano numerosi segni indiretti della loro presenza a disposizione della capacità di osservazione dei visitatori: orme, tracce sul terreno e sui tronchi, resti di cibo, escrementi.
Gli uccelli, fra i vertebrati, costituiscono la componente faunistica più numerosa e ricca di specie e sono senza dubbio gli animali più facilmente osservabili in ogni stagione.
Fra gli uccelli presenti nel parco ricordiamo: la cinciallegra, il cardellino, il picchio, il merlo, l'usignolo. Ci sono poi rapaci diurni come l'aquila la poiana, il falco e lo sparviero o notturni come l'allocco.
Nei torrenti appenninici, caratterizzati da acque a corrente veloce, fredde, limpide e molto ricche di ossigeno (come nel caso del Dardagna e del Silla), vive la trota fario. Si riconosce per la presenza sui fianchi di macchie rosse e per la seconda pinna dorsale molto arretrata.
Uno dei rettili più comuni nel parco è il biacco, un serpente giallo e nero che raggiunge talvolta il metro e mezzo di lunghezza. Si può incontrare nelle radure erbose sempre a caccia di lucertole e di ramarri.
La vipera comune è l'unica specie presente nel parco e potenzialmente pericolosa per l'uomo. E' riconoscibile oltre che per la forma triangolare del capo, anche per la pupilla allungata verticalmente e per il muso quadrato e leggermente incurvato verso l'alto.


Monte Cavallo
Al Sasseto
In avanscoperta al Corno
Montagna: istruzioni per l'uso

 
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