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rassegna stampa

Comunicato Stampa di Marzia Mascagni

20/02/2009

E´ gravissimo e lesivo della mia professionalità di insegnante che si continui a scrivere sui giornali che sono la protagonista della protesta del “10 POLITICO”.

Noi insegnanti della scuola Longhena abbiamo detto, scritto e ribadito in tutti i comunicati e in tutte le interviste che è stato un lancio di agenzia a dare questa definizione alla nostra scelta, noi abbiamo sempre parlato di 10 PEDAGOGICO RAGIONATO, abbiamo tuonato più volte che dietro questa scelta non c´era nulla di politico, ma che è stata dettata da serietà professionale, perché ritenevamo che avremmo penalizzato i bambini se li avessimo classificati con voti numerici senza avere avuto il tempo di studiare, ricercare, condividere ed elaborare criteri per la valutazione il più coerenti possibili con il nostro Piano dell´Offerta Formativa e con i percorsi che  caratterizzano l´identità della scuola primaria.

Tale scelta è stata spiegata esaurientemente ai genitori che l´hanno immediatamente condivisa e gli stessi, nel corso di colloqui individuali, sono stati informati compiutamente del percorso effettuato dai bambini durante il primo quadrimestre e degli obiettivi d´apprendimento raggiunti da ognuno.

In modo particolare negli ultimi giorni negli articoli nei quali si è scritto delle mie dimissioni dall´incarico di responsabile scuola del PRC sono stata per l´ennesima volta ricordata come la protagonista del 10 politico, pertanto chiedo che venga data rettifica di questa definizione spiegando che sono una delle insegnanti della scuola Longhena che ha dato a tutti i bambini un 10 ponderato e legittimato da motivazioni prettamente pedagogiche e di serietà professionale.

Marzia Mascagni

4 risposte su “Comunicato Stampa di Marzia Mascagni”

Brava Marzia, non se ne può più di questo 10 politico e dei “politicanti” che devono necessariamente intervenire anche se non conoscono nulla della scuola e non immaginano neanche tutto il percorso di riflessione e discussione che abbiamo dovuto affrontare prima di arrivare a questa decisione, di difficile responsabilità personale.
E anche una certa stampa che non ha brillato per la correttezza dell’informazione, utilizzando facili e ingiustificate etichette. Il “10” è diventato “politico”, tu sei diventata “la pasionaria” ed io, nell’unico contatto che ho avuto con i giornalisti, mi sono ritrovato “un moderato”.

Allora chi sono davvero i “cattivi maestri”?

Fabio Campo, insegnante Longhena
10 in pagella ma “moderato”

Buongiorno, voglio sottoporvi un mio scritto riguardante la vostra situazione e chiedervi di partecipare alla discussione, eventualmente anche nel forum di yahoo!answers, del portale yahoo, nel quale ho posto l’argomento.
10 ‘politico’ (pedagogico?) alle elementari: cosa ne pensate?
Oggi ho letto questa intervista http://city.corriere.it/interviste.shtml alle due maestre della scuola elementare di Bologna che, per protestare contro la legge Gelmini, e in particolare contro il provvedimento che imponeva il ritorno al voto numerico (da 1 a 10) hanno pensato bene di dare 10 a tutti gli alunni.
A parte che mi unisco alle voci di chi grida alla strumentalizzazione a fini politici non solo dei bambini, ma cosa ancor più grave del ruolo e del servizio di pubblici funzionari, mi sembra che le argomentazioni delle due maestre non stiano in piedi neanche un po’, e che siano dettate più dalla voglia di protestare in sè e per sè che da motivazioni serie, compiute e ponderate. Si sa, o anzi lo so io che sono figlio di una maestra elementare, che l’attività degli scrutini sia lunga e faticosa per gli insegnanti: e allora perchè non unire l’utile al dilettevole, inventandosi una protesta del genere?
Ma torniamo alle argomentazioni: a parte la insulsa polemica sul fatto che il metodo non fosse in vigore da 25 anni (embè?), l’attacco indiscriminato a vari aspetti della riforma è l’evidente termometro della serietà della protesta, della totale chiusura e della politica ‘del muro’ che una certa frangia ultraconservatrice del mondo scolastico sta perseguendo: protestare su tutto il protestabile, senza proporre nulla di concreto.
E la cosa simpatica è che si affermi poi che il Ministero abbia imposto un ‘cambio epocale nel giro di due mesi’ (ullalà!), e ‘ci avesse chiesto almeno un parere’! Un parere? ma prima di tutto non è che si sentano proporre chissà quali idee alternative, e in secondo luogo quando mai e come si chiede un parere alle categorie oggetto di riforma? un referendum per soli insegnanti? ma di che fesserie si sta parlando?
Il fatto, per arrivare al punto della questione, è che è la mentalità di queste signore ad essere da condannare, oltre al gesto moralmente riprovevole (e in impunita violazione di una legge, oltre che del codice di condotta di chi dovrebbe non solo insegnare le tabelline, ma anche il rispetto per le istituzioni e per l’ordine sociale), e che sta tutta nella frase ‘è un dieci pedagogico, perchè pensiamo che un bambino debba essere valutato e non classificato’: perchè? ma chi l’ha detto? Questo rifiuto a classificare (ammesso che ci sia tutta questa differenza poi tra un voto con un aggettivo e un voto numerico, che in effetti a livello psicologico potrebbe però esserci) è il retaggio di una cultura politica che tende a concepire la società come divisa in classi inamovibili e sempiterne, piuttosto che come un insieme di individui con i loro limiti, le loro regole, e le loro OPPORTUNITA’, di crescita e di miglioramento.
Il bambino va valutato e classificato, e nel modo migliore possibile, proprio perchè possa migliorare e scoprire che, a scuola come nella vita, si può con le proprie forze e le proprie capacità SVILUPPARSI, CRESCERE, CAMBIARE, e portare un 5 ad essere un 6, un 7 e un 8.
Con la fatica e il sudore della fronte, con l’ingegno e la dedizione.
Prospettiva difficile da capire per chi ha (o pretende di avere) un posto fisso per tutta la vita e i contributi già pagati per la pensione.

Il link per rispondere è http://it.answers.yahoo.com/question/index;_ylt=AgB6bmdUbRK3H2y0SeUTvMfwDQx.;_ylv=3?qid=20090303005817AAtmXSN

carissimo sig. Francesco…
mi permetta di non essere assolutamente d’accordo con quanto scrive.
Stiamo parlando di bambini tra i 5 e gli 11 anni…
e di una legge (D.L.) mai discussa nè al parlamento nè con le persone che per studio o lavoro si interessano dell’educazione dei bambini, non occorreva alcun referendum… bastava “ascoltare”, “consultare” degli esperti..

Mi lasci invece dire, come genitore, che è molto… ma molto differente… vedersi un 5 stampato in pagella… o ascoltare dai genitori alcune valutazioni che “insieme” potranno essere affrontate per migliorare…
è la stessa differenza che intercorre tra uno schiaffo e un affrontare il problema parlandone al bambino….
dal primo ci si “difende”… con l’altro si cresce…

lasciamo la “competizione” per quando saranno più “forti”…

Buongiorno a lei, Francesco, rispondo sul blog, perchè penso che sia questa l’unica sede opportuna per una risposta che possa compredere la complessità della questione, non altro blog, dove non è possibile trarre tutte le informazioni del caso. Questo per avere visione ampia, non delimitata ad unica intervista giornalistica, separata da un contesto complesso e articolato.
Per prima cosa, il 10 è pedagogico, intendendo con pedagogia la disciplina che “esamina l’atto educativo nella duplice accezione di trasmissione e trasformazione culturale e la qualità delle relazioni interpersonali che le rende possibili” (Bertolini); poiché non si limita a descrivere i processi educativi ma – con il fine di migliorarli – li anche prescrive, la pedagogia può essere definita “scienza ed arte dell’educazione” (da wikipedia). Io le parlo come genitore, che tra l’altro lavora come imprenditore, quindi con nulla certezza di posto fisso e di pensione (mi scusi la polemica, ma è dovuta). La legge 169, purtroppo, non ha nulla di pedagogico, come non rientra nel panorama democratico: non è stata elaborata da personalità che si occupano di scuola e di formazione, nè ha avuto un normale iter parlamentare. La nostra (di genitori e insegnanti) protesta è basata su questi due aspetti fondamentali. Che poi, da settembre ad oggi, si siano messe in atto svariate modalità per contestarla, per informarci e informare sull’aberrazione di quanto imposto dall’alto, di questo forse lei non è a conoscenza. Certo sarà a conoscenza del fatto che le modalità di iscrizione scelte dalle famiglie hanno decretato il totale fallimento di quanto proposto dal ministero, visto che solo il 3% ha scelto il maestro a 24 ore. La scuola di cui fanno parte gli insegnanti di Longhena, come tanti altri nel resto del Paese, è una scuola di qualità e le proteste non sono fine a stesse, ma tese a difendere la scuola pubblica di qualità. Mi auguro che lei non abbia figli in età scolare. E’ l’unica giustificazione che posso dare al suo scritto. Infine, anche se ci sarebbe ancora tanto da dire, la tranquillizzo: nessun nostro bambino viene strumentalizzato, bensì educato ad essere coerente e consapevole che le proprie idee vanno mostrate e difese.

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