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LA CONDOTTA DELLA SCUOLA

Rassegna stampa: Famiglia Cristiana n.8 del 22/02/2009

PIOGGIA DI CINQUE E QUATTRO AGLI INDISCIPLINATI: I DOCENTI ACCOLGONO COSÌ L’INVITO DEL MINISTRO. ED È POLEMICA.

di Simonetta Pagnotti

Il ministro Gelmini ha chiesto rigore. Gli insegnanti, che pure avevano cavalcato l’Onda della protesta insieme agli studenti, hanno risposto con entusiasmo imprevedibile. La pagella del primo quadrimestre ha visto protagonista il voto in condotta con una pioggia di cinque, tanti quattro e una marea di sei, che nelle altre materie rappresenta la sufficienza ma in condotta dovrebbe fare arrossire. E questo la dice lunga sullo stato in cui versa la nostra scuola.
Tutto è partito dal decreto Gelmini, ormai legge, che ha ridato valore alla condotta, prima ininfluente ai fini della media, ripristinando anche la valutazione in decimi per le elementari e medie inferiori. Ci si aspettava l’insufficienza per comportamenti di particolare gravità, anche perché il ministro, con una Circolare del 16 gennaio, aveva indicato come “prerequisito” una sospensione di almeno 15 giorni. In una nota successiva, sulla scia di episodi di bullismo per cui si era invocato anche l’utilizzo delle telecamere in aula, aveva poi corretto il tiro manifestando l’intenzione di rimettersi all’autonomia dei singoli consigli di classe nel regolamento che si sta mettendo a punto al ministero.

In assenza di regole certe, ognuno ha interpretato la legge di testa sua. Le più severe sono state le Regioni del Nord. Il cinque, in Lombardia, ha colpito in maniera trasversale, dai licei ai professionali. Una cinquantina di cinque al Manzoni di Milano, una classe intera punita con l’insufficienza a Pavia, voti al lumicino nella provincia di Brescia e al professionale Apc di Cremona, dove l’8 per cento dei ragazzi ha meritato cinque o quattro. «Sono stati più realisti del re», sottolinea Antonio Lupacchino, direttore dell’Ufficio scolastico di Milano, «i consigli di classe hanno voluto comunicare un messaggio di cambiamento. I docenti hanno subìto comportamenti inaccettabili da parte degli studenti, adesso hanno uno strumento per intervenire». Non si tratta di casi di bullismo o di violenza, per i quali esistono specifiche sanzioni. Il cinque in condotta, chiarisce il dirigente, punisce per lo più «atteggiamenti irrispettosi, ritardi ripetuti e assenze non giustificate». C’è chi si è già pentito. «Abbiamo dato una decina di cinque tenendo conto delle note sul registro di classe perché, avendo i trimestri, abbiamo fatto gli scrutini a dicembre. Adesso non lo faremmo più», confessa Cosimo Guarino, preside del Mamiani di Roma, «aspettiamo regole certe, c’è troppa confusione».

La stessa confusione che le famiglie stanno vivendo in questi giorni di iscrizioni, chiamate a scegliere come a un supermercato tra proposte orarie diverse, comunque condizionate alla “disponibilità”. Un disorientamento che non fa bene alla scuola, in cui la libertà d’iniziativa rischia di diventare arbitrio. Così, a proposito della valutazione, ci sono state denunce per mobbing. Insegnanti che avrebbero usato la condotta per punire chi ha votato a favore delle occupazioni o, a seconda dell’ideologia, chi ha rifiutato di parteciparvi. Alla elementare Longhena di Bologna, per protestare contro il ministro, i maestri hanno dato a tutti il dieci e lode politico, non solo in condotta ma in tutte le materie. Al contrario, anche nella media inferiore, sugli allievi si è abbattuta una valanga di sei in condotta per non alzare troppo la valutazione complessiva. «Questo non lo ritengo educativo», ammette Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico del Veneto, «la valutazione della condotta deve avere una sua autonomia. Se un allievo non è brillante, ma è corretto e partecipe, merita nove o dieci». Anche qui sono arrivate segnalazioni di cinque senza il prerequisito della sospensione. «Alcuni consigli di classe hanno fatto marcia indietro», continua, «non escludo ricorsi. D’altra parte siamo nel primo quadrimestre, non si rischia la bocciatura. Ci sarà maggior cautela nel prossimo scrutinio».

Allora abbiamo scherzato, verrebbe da chiedersi, visti i toni da pochade che rischia di assumere la melina della condotta. Un po’ di proteste, molto chiasso sui giornali e poi tutto rientra nella normalità. Ma attenzione: in un’Italia dove anche gli allievi di Amici fanno gestacci e mancano di rispetto agli insegnanti, bisognerebbe prendere il circo cui ci ha abituato la scuola in modo molto serio. «Per i nostri allievi è normale rivolgersi all’insegnante con un “ma tu che vuoi da me?” o con parolacce irripetibili. Per rispetto delle regole noi intendiamo: portare i libri, fare i compiti, comportarsi in modo civile. Tutte cose che ormai alle famiglie sembrano richieste irragionevoli», spiega Fabiano Penotti, preside dell’Apc di Cremona, «quello della Gelmini è stato un gesto di coraggio, ma è come mettere una pezza su un cratere».

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