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SOLIDARIETA’ ALLE MAESTRE DELLE SCUOLE LONGHENA

di Assemblea genitori ed insegnanti delle scuole di Bologna e provincia

L’ASSEMBLEA ESPRIME LA TOTALE E PIENA SOLIDARIETA’ CON LE INSEGNANTI DELLA SCUOLA LONGHENA E APPOGGIA TUTTE LE FORME DI DISSENSO NEI CONFRONTI DELLA REINTRODUZIONE DEL VOTO IN DECIMI NELLA SCUOLA DEL PRIMO CICLO.
ANCHE PER QUESTO L’ASSEMBLEA INVITA TUTTI SABATO 14 FEBBRAIO ALLE ORE 15 IN PIAZZA NETTUNO PER PORTARE LA LORO DICHIARAZIONE D’AMORE PER LA SCUOLA PUBBLICA E DIFENDERLA DALL’AGGRESSIONE DI CHI LA VUOLE DISTRUGGERE

L’obiezione ai voti DAL PUNTO DI VISTA FORMALE

Dal punto di vista giuridico-legislativo occorre sottolineare che ad oggi non esiste ancora legalmente l’obbligatorietà dei voti decimali, in quanto la stessa Legge 169 che li ha reintrodotti prevede “un apposito regolamento di coordinamento delle norme vigenti in materia di valutazione” che deve essere ancora emanato, perché non ha ancora terminato l’iter istituzionale legalmente previsto (e cioè il passaggio alla Conferenza Stato-Regioni ed al Consiglio di Stato per un parere obbligatorio prima di poter tornare al Consiglio dei Ministri). Solo quando questo regolamento (che ora è ancora sotto forma di schema) assumerà la forma di decreto legislativo il voto decimale diverrà obbligo. Questo è implicitamente riconosciuto (e non potrebbe essere altrimenti) dallo stesso Ministero nella circolare 10/2009, con la quale si danno informazioni e dunque non obblighi alle scuole, che recita: “Al momento, è in corso la stesura del testo definitivo. In attesa del riordino del secondo ciclo di istruzione, che troverà attuazione dal 1.9.2010, ai sensi del D.L. 30 dicembre 2008, n. 207, il regolamento riguarda, per ora, solo la disciplina della valutazione relativa al primo ciclo di istruzione. Nelle more dell’iter di approvazione del regolamento, si ritiene opportuno fornire alle scuole elementi essenziali di informazione…”

Nel caso delle scuole Longhena come in quello delle XXI aprile, come di tante altre scuole in Italia dove i Collegi dei docenti hanno deliberato, “nelle more dell’iter di approvazione del regolamento”, di mantenere i giudizi, non sono stati violati obblighi di legge, considerato anche che il DPR 275/199 sull’autonomia (art. 4) affida alle Scuole l’individuazione “delle modalità e dei criteri di valutazione degli alunni, nel rispetto della normativa nazionale”e la nuova normativa nazionale non solo ancora non esiste formalmente, ma neppure è ancora conosciuta dalle scuole, se non sotto forma di circolare e solo nelle sue “linee essenziali”.
Che sia più illegittima la delibera di un Collegio Docenti o l’ordine di servizio che ne contrasta la sovranità (o addirittura, come in alcuni è successo, il comportamento di dirigenti che hanno addirittura impedito la discussione e la votazione di delibere non giudicate “allineate”), lo stabilirà l’esito dei ricorsi degli insegnanti che peraltro prima hanno adempiuto, come ovvio, all’ordine di servizio: il voto che era gerarchicamente e obbligatoriamente richiesto c’è stato, coscientemente e scientemente espresso anche con un 10.

L’obiezione ai voti DAL PUNTO DI VISTA SOSTANZIALE

Perché “scientemente” e “coscientemente”? Perché la coscienza e la scienza della stragrande maggioranza degli insegnanti non può che moralmente (ed in alcuni casi coraggiosamente e pubblicamente) ribellarsi a quanto c’è di più lontano dalla propria formazione di insegnanti, dalla propria pratica trentennale di insegnamento, dalle proprie convinzioni pedagogiche e didattiche. Per essere più chiari: il voto decimale è stato abolito oltre trent’ anni fa dopo un ampio ed approfondito dibattito pedagogico e ripristinato dalla sera alla mattina tra il 30 agosto ed il primo settembre da un’avvocato (chiamato ad assumere il Ministero della Pubblica Istruzione) senza alcuna consulenza preventiva ed alcun conforto pedagogico-scientifico successivo, di alcun Pedagogista o Scienziato della Formazione, senza alcun coinvolgimento degli insegnanti e delle loro associazioni professionali.

E’ scienza e coscienza diffusa – dal varo della legge 517 nel 1977 a tutti i corsi universitari e di formazione/aggiornamento degli insegnanti tenuti fino ad oggi – che la “valutazione” debba riguardare non solo l’accertamento e l’apprezzamento dei risultati, ma anche l’osservazione dei processi e dell’ evoluzione dei percorsi personali di apprendimento e che debba essere quindi valutazione qualitativa, descrittiva e formativa (come quella dei giudizi) prima ancora che sommativa e sbrigativa come quella di un voto numerico.

Gli insegnanti delle Longhena e delle XXI Aprile (così come i genitori che rifiutano di sottoscrivere una scheda fatta solo di voti) hanno voluto esprimere, nelle rispetto delle forme ancora loro concesse dalla legge, lo sconforto ed il disagio dei tanti che ancora si ostinano a difendere la qualità ed il senso della loro professione, la delicata responsabilità della relazione che li lega ai loro allievi.
Cioè in ultima analisi, una “dichiarazione d’amore” verso la scuola e verso i “bambini” a loro affidati; la prima delle “Dichiarazioni d’amore per la scuola pubblica” che porteremo sabato 14 febbraio in piazza Nettuno alle ore 15 dove saremo non solo per difendere il tempo pieno ed i moduli e più in generale una scuola pubblica di qualità, ma anche per riaffermare che compito e responsabilità della scuola repubblicana non è quella di “obbedir tacendo” ma di sapere e potere esprimere con chiarezza e determinazione il proprio sapere pedagogico e didattico.

L’ASSEMBLEA GENITORI ED INSEGNANTI DELLE SCUOLE DI BOLOGNA E PROVINCIA

Bologna, 12.02.2009

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