Il filo della MEMORIA: SAPERE … per NON SCORDARE … perché la Storia NON SI RIPETA

“Vi ringrazio per essere stati bravi ad ascoltarci. Con simpatia”
Adelmo Franceschi, Gasiani Armando
Per ricordare

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Il filo della MEMORIA: SAPERE … per NON SCORDARE … perché la Storia NON SI RIPETA

Il 12 febbraio sono venuti a scuola due ex deportati a raccontarci la loro esperienza.

Armando Gasiani a 17 anni faceva la staffetta partigiana con il fratello Serafino. Nel settembre del 1944, denunciato da una spia, insieme ad altri è stato catturato e deportato a Mauthausen dove è rimasto fino a maggio del 1945, quando fu liberato dagli Americani.

Adelmo Franceschini aveva 18 anni nell’agosto del 1943 quando fu chiamato alle armi. Dopo l’8 settembre tutti i militari italiani furono considerati traditori dai Tedeschi. Una mattina si trovarono un carro armato tedesco fuori dalla porta della caserma di Modena: furono tutti fatti prigionieri, poi fecero loro scegliere se combattere al loro fianco o finire nei campi di concentramento. Adelmo si è rifiutato ed è stato deportato in un campo di lavoro a Gusen, dove erano tutti militari. Qui è rimasto circa due anni indossando sempre la stessa divisa estiva che indossava quando è stato catturato.

Dei loro racconti ci hanno colpito molte cose:

  • Quando stavano male e andavano in infermeria gli affidavano il compito di raccogliere i cadaveri e portarli al forno crematorio;
  • La fame che avevano sempre: gli davano acqua colorata che chiamavano tè, minestra d’acqua con poche verdure acide e due etti di pane alla settimana, circa metà dei nostri panini della mensa al giorno;
  • Ognuno di loro aveva un numero che all’appello chiamavano in tedesco e se non rispondevano li picchiavano;
  • Quando camminavano in fila per cinque per andare e tornare dal lavoro tenevano al centro i compagni più deboli per sostenerli e proteggerli;
  • Se durante il lavoro parlavano o si interrompevano per la stanchezza, venivano considerati sabotatori e impiccati all’istante;
  • Al momento della liberazione del campo molti internati sono morti per aver mangiato troppo, il loro corpo non è stato in grado di digerire quelle quantità dopo tanto digiuno;
  • Al ritorno a casa Armando pesava 35 chili e il suo papà gli ha chiesto: “Tu chi sei?”, non riconoscendolo.

Il loro racconto, così sereno e lontano dalla nostra realtà, ci ha colpiti e commossi. Siamo stati molto fortunati ad averli sentiti parlare: ascoltare un’esperienza direttamente dalle parole di una persona è coinvolgente e ci ha fatto provare molte emozioni; leggere la stessa cosa in un libro è molto, molto diverso.

Siamo grati per aver incontrato Armando e Adelmo, perché non tanti altri dopo di noi potranno ascoltare le loro parole.

Un bambino ha scritto:

 “Oggi le emozioni, le sensazioni sono diventati dei doni.

Oggi abbiamo ascoltato e abbiamo provato a capire la sofferenza, senza avere la libertà di parola, di scelta…

Sicuramente non riuscirò a percepire il dolore che hanno provato per la libertà, perché non l’ho provato sulla mia pelle.”

Un altro bambino ha scritto:

“A voi che ci avete salvato
una poesia ho dedicato.
In un campo siete entrati
ma non tutti sono tornati.
Per noi tutti avete lottato
e il mondo intero avete salvato,
la libertà ci avete restituito.
Vi lodiamo e vi ammiriamo per il grande sacrificio.”

Il-Sapere-rende-Liberi

Hanno citato una frase di Antonio Gramsci:

“Odio gli indifferenti… Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della Storia.”

E’ stata pure citata una frase di Martin Luther King che ricorda anche la politica non violenta di Gandhi:

“Io non ho paura delle urla dei violenti, ma del silenzio degli onesti.”

Abbiamo concluso l’incontro, ringraziando Armando e Adelmo perché ci sono venuti a raccontare la loro storia in modo che ci rimanga nella testa e nel cuore e non ci farà portare la guerra nel mondo.

Abbiamo loro regalato un po’ della lavanda del nostro orto, perché sentendone l’odore, anche loro si ricordino un po’ di noi.

In un biglietto a loro donato è stato scritto:

NON DIMENTICHIAMO

Non dimentichiamo il passato
perché non va ignorato,
non importa di che razza siamo,
quello che importa è da che parte stiamo.
Voi ci raccontate quel che è accaduto
per insegnarci che non va ripetuto,
nulla è perduto!

Le bambine e i bambini delle classi 5A  5B  5C

PDF: Il filo della MEMORIA scritto di tutte le quinte

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