Intervento di una mamma e di una maestra dell’assemblea genitori insegnanti

Bologna, 12/12/2008
Parlano una mamma e una maestra di assemblea genitori e insegnanti

Un intervento dell’assemblea genitori insegnanti di Bologna è stato letto in Piazza Maggiore alla manifestazione sindacale e a Porta Zamboni, nella zona universitaria, alla partenza della manifestazione dell’onda: lo stesso discorso, a sottolineare una volta di più che la lotta per difendere la scuola pubblica attraversa tutti i settori sociali e tutti i movimenti. Non a caso Valeria de Vincenzi, mamma, e Barbara Gualandi, maestra, si sono rivolte non solo ai presenti ma “anche a chi non è qui oggi in questa piazza” perché “la scuola pubblica è un bene comune, come l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo”. Per la difesa di questo bene comune hanno fatto appello a tutti i sindacati per un grande sciopero unitario di tutte le categorie PER la scuola pubblica, “per il ritiro di tutti i tagli alla scuola pubblica previsti dalla finanziaria, per l’abrogazione delle leggi che tagliano il tempo e abbassano la qualità della scuola, per il ritiro della proposta di legge Aprea, che vuole ridurre la scuola pubblica ad un’azienda”
L’intervento, letto di fronte a decine di migliaia di lavoratori, di studenti, di precari, di migranti, ha ricordato che “la scuola pubblica ha bisogno di investimenti, soprattutto nelle aree più arretrate del Paese, come ha bisogno di insegnanti stabili e non di precarietà.”
Molto duro nel discorso il passaggio sui finanziamenti alla scuola privata: “Ai milioni di persone che hanno manifestato incessantemente in questi tre mesi non è stata data alcuna risposta, al lamento mattutino di un vescovo si è risposto poche ore dopo recuperando miracolosamente, ancora una volta, 120 milioni di euro per le scuole private”
Parole altrettanto taglienti sono state indirizzate nei confronti della mozione Cota “che propone di istituire classi ponte per gli stranieri, veri e propri ghetti che separino i bambini italiani dagli altri, preparando un mondo di esclusione, di incomprensione e di odio.”
Valeria e Barbara hanno detto che “nella nostra scuola profondi miglioramenti non solo sono possibili, anzi necessari, ma non in questo modo barbaro: tagliare non è riformare”. Non si possono togliere risorse, tempo e docenti a “quei modelli scolastici che permettono di apprendere meglio, di aiutare chi ha più bisogno, di utilizzare i laboratori, di lavorare in piccoli gruppi, di sperimentare nuovi percorsi didattici, di visitare musei e teatri”
Il rinvio di un anno delle legge per le superiori e i primi formali e tutti da verificare cedimenti del governo sul maestro unico, salutati come dimostrazione che “la lotta paga”, sono uno stimolo per continuare la lotta, perché finchè non saranno ritirati i tagli non saranno assicurati né il tempo pieno né la qualità didattica della scuola pubblica.
Il discorso della mamma e della maestra è stata una vera e propria requisitoria contro provvedimenti privi di qualsiasi fondamento pedagogico come il ritorno ai voti in decimi nella scuola elementare e media e il voto di condotta, contro tutta la politica dei tagli di questo governo ma è stato anche un monito a tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, visto che “da 15 anni alla scuola sono stati dati solo tagli da tutti i governi che si sono succeduti”.

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