IL TEMPO DELLA RICREAZIONE: sul gioco libero e l’ambiente naturale

IL TEMPO DELLA RICREAZIONE:  sul gioco libero e l’ambiente  naturale

PRINCIPI PEDAGOGICI

Il tempo perso in realtà è un tempo biologicamente necessario, che si riempie spesso di attività di preparazione a eventi ciclici come sono i raccolti o le semine. Mentre la velocità è legata a tempi lineari, a una produzione industriale centrata sull’usa e getta, a un modello di società che consuma e che non si preoccupa di far rientrare entro cicli naturali beni, energie, materie prime e persone. È un “tempo-freccia”, privo d’attese. 

Tutto questo incide indelebilmente sull’educazione, sulla formazione delle persone e sull’organizzazione della scuola. 

  1. Zavalloni, “La pedagogia della lumaca”

“Il parco è la magia dei nostri giochi, è il luogo dell’amicizia”  I bimbi di prima, 2016

 2016-1c-pensieri-parco-06 CARA SCUOLA

Alla mattina, quando scendo dal letto
penso che a scuola tutto è perfetto,
quando faccio colazione,
penso alla ricreazione,
quando mi lavo i denti,
penso ai miei compagni sorridenti,
quando faccio la cartella,
penso a quanto tu sia bella.
Siccome da questa scuola me ne andrò via,
io ti dedico questa poesia.

Teresa Moscati
(classe quinta 2011)

La nostra scuola

La scuola primaria Mario Longhena è una scuola nel verde, è situata all’interno del parco Pellegrino sulle colline di Bologna, è aperta all’iscrizione di tutti i bambini della città di età compresa fra i 6 e gli 11 anni ed è composta di tre sezioni per un totale di 370 alunni circa.

Nata come scuola all’aperto a tempo pieno, ha mantenuto una organizzazione tale da consentire ai bambini che la frequentano di trascorrere più tempo fuori dalle aule scolastiche.

La scuola pone al centro dei suoi obiettivi la formazione, l’apprendimento e l’insegnamento in condizioni di serenità e benessere.

L’organizzazione delle attività s’impernia sulla spinta motivazionale ad insegnare e ad apprendere,  in un rapporto interattivo fra adulto e bambino che abbia come sfondo l’emozione del conoscere e il desiderio dell’apprendere.

Lo stile d’insegnamento è centrato su di un approccio educativo che tenga conto dello star bene a scuola e  valorizza la scuola come comunità educativa ed educante.

L’orientamento pedagogico – didattico degli insegnanti privilegia un apprendimento in tempi distesi ritenuti più consoni e compatibili con l’età anagrafica dei bambini:  non ci sono tempi rigidi di lavoro e pause ma un’alternanza che si lega alle attività, alle giornate particolari, alle diverse situazioni che si vivono nelle classi;   inoltre la   particolare ubicazione della scuola  favorisce  una didattica ed una metodologia educativa improntata alla “ricerca sul campo”, valorizzando le risorse naturali del parco.

Il contesto della scuola

Oltre alla sua particolare posizione ed all’orientamento pedagogico-didattico dei docenti, una ulteriore caratteristica della scuola Longhena è quella di essere una scuola priva di confini definiti. L’area scolastica non è infatti recintata, ciò stimola maggiore autonomia nei bambini che così hanno  l’opportunità di sperimentare l’autogestione degli spazi  e di acquisire responsabilità ed  autocontrollo maggiori, proprio in funzione dell’ampiezza e della non presenza di limiti precisi.
Crediamo sia importante salvaguardare ciò che ormai è diventata una rarità per il mondo dell’infanzia, cioè la possibilità di vivere in una dimensione non urbanizzata tipica delle campagne e delle periferie di un tempo, utilizzando l’ambiente non solo come elemento di studio ma anche come stimolo alla fantasia, all’immaginazione e alla creatività  nei momenti di gioco e relax.

I confini vengono regolati nella condivisione fra  insegnanti e bambini e  si allargano man mano che i bambini crescono. I bambini li rispettano, si osservano a vicenda, vedono chi li supera e avvertono i compagni, aspettano di crescere per poter conquistare maggiore libertà di movimento.

Il parco della scuola vuole recuperare la dimensione del “cortile di casa”, dimensione un tempo assolutamente normale ed oggi praticamente scomparsa e sostituita da tempi, orari, spazi rigidamente strutturati dall’adulto in cui tutto sembra ruotare intorno all’aspetto cognitivo. Lo sport, la musica, la lingua straniera e mille altre attività senz’altro importanti e utili tolgono però tempo all’unica attività naturale per questa fascia d’età: il gioco libero, un momento che non potrà  più essere recuperato.

La condizione dell’infanzia, soprattutto nei contesti urbani della nostra società, è fortemente connotata da tempi programmati in spazi chiusi, raramente i  bambini vivono esperienze libere di gioco e di socialità all’aperto . Ciò determina un’oggettiva crisi dell’educazione che riguarda lo sviluppo di un vasto arco di competenze psicomotorie, cognitive ed emotive dei bambini.

Il momento del gioco in un ambiente naturale è importantissimo nello sviluppo del bambino, il muoversi, il correre, il saltare, l’arrampicarsi, non sono solo piaceri del corpo ma sono anche e soprattutto abilità importantissime che si riflettono sull’evoluzione anche in campo cognitivo.

Lo sviluppo della personalità, le modalità di apprendimento, ed il rapporto con la realtà nel confronto coi propri pari vengono conquistate soprattutto attraverso momenti di vita vera all’aperto e nel gioco. Queste convinzion, i su cui gli insegnanti basano la propria azione educativa, hanno incrociato più volte il pensiero pedagogico, già da Rousseau a Maria Montessori fino al pensiero più attuale dell’outdoor education.

Con l’Outdoor Education (OE) si definisce a livello internazionale un orientamento pedagogico che intende favorire le esperienze in presa diretta con l’ambiente: dal bisogno naturale nell’infanzia di esplorare e mettersi alla prova, ai progetti di educazione ambientale.

Nel gioco libero nel parco con i compagni il bambino stimola la fantasia, sperimenta relazioni, definisce regole, impara a litigare e “fare pace”, a trovare accordi a intessere rapporti non solo con la propria classe ma con tutti i bambini della scuola.

Lo spazio verde diventa spazio educativo e della scoperta scientifica, del libero interagire con gli elementi naturali e dell’esplorazione.

Si gioca con il fango, lo si modella e si scopre che altro non è che argilla, ci si nasconde dietro gli alberi, si osserva l’alternarsi delle stagioni, le foglie che cadono, i sempreverdi con i loro aghi, i fiori che sbocciano al primo sole di primavera, i sassi che brillano come pietre preziose, si usano aghi di pino secchi per fare strade e confini di casette immaginarie, si acchiappano grilli e mantidi e a volte qualche rospetto fuggitivo.

Si fanno basi segrete, veri e propri covi di “bande” nemiche.

Il parco si tiene pulito, ci sono i turni, settimana dopo settimana le classi raccolgono cartacce, resti e sporcizie, perché il parco appartiene a tutti e va tenuto bene.

Il tempo della ricreazione non è tempo messo “in pausa”, è tempo integrante dell’esperienza scolastica che fa crescere i bambini quanto il tempo passato nell’aula, il tempo pieno è un tempo scuola integrato: dentro-fuori, gioco-studio, ascolto-parlo, imparo-insegno.

Per gli insegnanti della scuola Longhena le regole, il controllo e la sorveglianza dei ragazzi sono sempre stati argomenti importanti e centrali poiché da essi dipende l’esistenza stessa di questo tipo di esperienza educativa e di vita. Pertanto la progettualità della scuola, oltre a promuovere tutte quelle attività che sviluppano un approccio attivo e gratificante all’apprendimento, capacità critiche, autovalutative e di scelta, tende a consolidare un forte rapporto di fiducia tra adulti e bambini e fra pari, necessario per la gestione ed il controllo dei vari momenti della giornata.
E’ convinzione dei docenti della scuola che tale rapporto possa costruirsi solamente se le regole di buon funzionamento della vita scolastica non vengono semplicemente imposte dall’adulto responsabile, ma nascono dalla discussione collettiva e vengono perciò interiorizzate dai bambini; e che il rispetto delle regole non possa avvenire se i bambini non ne comprendono il perché e che se non comprendono le motivazioni che determinano le regole, essi tendono ad eluderle e a violarle.

La vita nel parco è per i bambini da sempre  spunto di riflessione collettiva durante le ASSEMBLEE DEI RAPPRESENTANTI DEI BAMBINI nelle quali nascono le regole per la vita di comunità.

Gli insegnanti

Febbraio 2016

UN PO’ DI STORIA (PER NON DIMENTICARE)

1916 Tra le misure di assistenza all’infanzia durante la prima guerra mondiale, curate dal Comitato assistenza ai bambini presieduto dall’assessore all’istruzione Mario Longhena, l’Amministrazione comunale socialista, retta dal sindaco Giuseppe Zanardi, aprì la colonia estiva di Casaglia. La colonia fu ospitata nell’attuale fabbricato della Villa Puglioli, che si rivelò ben presto inadeguato a soddisfare le esigenze di ospitalità dei bambini delle famiglie più bisognose o in difficoltà a causa della guerra.
Mario Longhena, insegnante e geografo, fu l’artefice della creazione delle colonie estive comunali e delle “scuole all’aperto”, un progetto educativo all’avanguardia per l’epoca, che prevedeva lo svolgimento delle attività didattiche “en plein air”. La prima scuola all’aperto fu aperta nel 1917 nel perimetro dei giardini Margherita.
1919  Fu inaugurata la nuova colonia di Casaglia.

1925-1944 La colonia di Casaglia funzionò come tale e come scuola all’aperto per bambini con problemi di salute. L’attuale edificio della scuola Longhena fu bombardato nell’ottobre del 1944 con morti e feriti. Si presume che gli alleati lo avessero considerato un obiettivo militare, perché insospettiti dal traffico di camion che avevano trasportato nell’edificio parte dei fondi dell’Archiginnasio, proprio per salvarli dalle incursioni aeree. Una lapide all’ingresso della scuola ricorda questo tragico avvenimento.

Primi anni ’50 Ricostruzione della scuola e riapertura della stessa come “scuola speciale”. Rimase tale con collegio-convitto per bambini “difficili” fino al 1971.

1971-1973 Chiusura e ristrutturazione dell’edificio, danneggiato da atti di vandalismo. La chiusura della scuola speciale per “anormali del carattere”, sostenuta in particolare dall’assessore Ancona, avvenne nel contesto del tentativo di superare le “scuole Speciali” e di inserire nelle classi “normali” gli alunni con particolari difficoltà.

1974  Riapertura dell’edificio come scuola elementare.

1976  Intitolazione della scuola a Mario Longhena.

Dal 1976 ad oggi la scuola è organizzata a tempo pieno.

PDF: 2016 il tempo della ricreazione

Un pensiero su “IL TEMPO DELLA RICREAZIONE: sul gioco libero e l’ambiente naturale

  1. Il mio non è un commento all’articolo ma a quanto sta accadendo nella vostra scuola.
    Quando ho letto sul giornale le dichiarazioni della Preside che vi contesta le pause lunghe e 12 ore di lezione perse a settimana ho pensato con orrore che questa donna vuol portare il modello Marchionne nella scuola. Resistete resistete resistete!
    Quando ho letto le sue parole:”chiedetevi perché nessun preside vuol venire alle longhena” ho pensato: sarà che questi insegnanti sono esseri pensanti? e che questa preside marziana dovrebbe venire a vedere i vostri open day e chiedersi come mai tutti a Bologna e provincia vorrebbero portare i propri figli da voi?
    Tutta Bologna è con voi!Siete il più bell’esempio di scuola pubblica che esista!

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