Pronti per il primo giorno di scuola

Vi segnaliamo:

Sono pronto per il primo giorno di scuola: accoglierò i miei alunni con una poesia

La lettera di un maestro di Bologna: “Vorrei continuare ad avere colleghi felici di quello che fanno. Vorrei che nessun bambino si senta mai escluso e che ognuno si senta valorizzato per quello che sa offrire agli altri”

di FABIO CAMPO*

Caro diario,

come sai domani sarà il primo giorno di scuola e come sempre sono emozionato. Ho stirato la camicia e i pantaloni e forse metto la cravatta, l’unica che ho, retaggio degli anni ’70, che oggi fa tanto vintage. Per gli altri giorni mi vestirò sempre a casaccio che comunque so che ci sarà sempre un alunno o un’alunna che mi diranno “come sei bello”.

E che mi regaleranno un disegno con i cuoricini. Forse è per questo che si dice che faccio “il più bel mestiere del mondo”. Farò anche la doccia ma quella penso di farne anche altre durante l’anno scolastico. Sono abbastanza preparato. Quando suonerà la prima campanella e il portone si aprirà, 26 bambini entreranno nella mia classe. Con i loro materiali nuovi fiammanti e i ricordi delle vacanze. So che alcuni saranno felici di ricominciare e che altri invece avrebbero forse preferito rimanere a casa a farsi coccolare. Si siederanno dove e con chi vogliono, almeno il primo giorno, e poi qualcosa insieme faremo. Probabilmente una poesia. Mi piace cominciare alla grande.

Ma non c’è solo il primo giorno. Progetti e idee si affollano. Con l’esperienza so che non tutto sarà realizzato. Alcune cose verranno bene, altre meno. Altre ancora spunteranno inaspettate durante l’anno e magari saranno quelle che mi daranno più soddisfazioni. So che però non seguirò le mode del momento, quelle di cui parlano i giornali solo a inizio d’anno. Adesso sembra il momento del teatro, l’anno prossimo sarà forse il cinema o gli origami, chissà. E continuerò a essere diffidente dei “metodi” miracolosi e troppo rigorosi che improvvisamente salgono alla ribalta. Apprezzo molto ad esempio la scuola “senza zaino” ma scherzando con i colleghi mi è venuta in mente anche una “scuola senza riunioni” che talvolta se ne fanno di inutili.

L’inizio della scuola è anche il momento degli auspici. Questi sono alcuni dei miei. Vorrei continuare ad avere colleghi felici di quello che fanno con cui condividere il lavoro perché in tanti si può far meglio che da soli. E per lavorare insieme si devono evitare i “bonus”, i premi agli insegnanti, che dividono. E vorrei aiutare i dirigenti, ai quali sono state demandate troppe responsabilità e poteri, a non sentirsi soli e a farsi aiutare da noi insegnanti, perché possiamo dare un nostro contributo a migliorare la scuola e per questo dovremmo essere ascoltati molto di più anche nelle alte sfere.

A scuola vorrei capire meglio perché alcune cose sono facili per alcuni bambini e diventano difficili per altri. Vorrei che nessuno si senta mai escluso e che ognuno si senta valorizzato per quello che sa offrire agli altri. Vorrei continuare a dare pochi voti e giudizi perché non mi piace misurare i bambini soprattutto quando serve a classificare.

Vorrei continuare a tenermi in disparte, ogni tanto, affinché i bambini possano avere momenti per fare da soli e diventare più autonomi. Vorrei continuare a sapere quando è il momento di chiudere il quaderno e andare fuori a giocare, anche se non abbiamo finito. Poi questo so che è impossibile ma vorrei davvero disegnare un po’ meglio alla lavagna per evitare le risate di tutta la classe. Vorrei

anche tanto essere più giovane ma non si può. Allora vorrei che a una certa età il mio lavoro possa essere meno pesante perché anche se c’è entusiasmo e passione la fatica si fa sentire.

Insomma vorrei continuare a imparare, tutti insieme, come diventare grandi, giusti, un po’ meno egoisti e soprattutto felici.
*l’autore è un maestro delle scuole elementari Longhena di Bologna

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/09/14/news/caro_diario_sono_pronto_per_il_primo_giorno_di_scuola_accogliero_i_miei_alunni_con_una_poesia-147748250/

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