Lettera aperta ai genitori di alunni e studenti che frequentano la scuola pubblica di ogni ordine e grado

Cari genitori
noi come voi, siamo genitori di giovani uomini e donne che frequentano la scuola statale pubblica. Mamme e papà sinceramente, intimamente preoccupati per quanto sta accadendo alla nostra scuola da ormai troppo tempo.
La scuola che anche noi abbiamo frequentato anni fa, impoverita e trascurata ogni giorno di più, sta morendo.
Quella scuola che generazioni di genitori vedevano come unica possibilità di riscatto o più semplicemente come l’unico modo per assicurare ai propri figli una vita dignitosa, sta morendo.
Gente semplice o istruita, ricca o povera, a costo di sacrifici a volte immani faceva di tutto per mandare a scuola i propri figli, consapevole dell’importanza vitale di assicurare loro una buona istruzione. Quella scuola, aperta a tutti, gratuita, luogo primo di conoscenza e convivenza, fonte inestimabile di saperi e di memoria, di uguaglianza e di amicizia, sta morendo.
Tutti ormai viviamo in un mondo che ha le dimensioni del Pianeta. Come potranno i nostri figli confrontarsi alla pari con studenti francesi o scandinavi, cinesi, spagnoli, inglesi o indiani se davvero domani usciranno da una scuola così malridotta?
Noi, genitori di oggi, non vogliamo neppure pensare che si possa rimanere indifferenti.
L’istruzione dei nostri figli e quindi il loro futuro è messo a repentaglio e con loro anche il nostro e quello del Paese in cui tutti viviamo: ci ritroveremo forse a regalare la paghetta a figli ormai quarantenni che si trascinano per casa senza meta?
Piero Calamandrei, che contribuì alla scrittura della Costituzione, già nel 1950, in un famoso discorso tenuto a Roma metteva in guardia da chi sosteneva l’idea di finanziare col denaro di tutti, le scuole private a scapito di quelle statali.
In effetti, la “riforma” attuale non prevede alcun investimento, solo risparmi e colpi d’accetta, mentre triplicano i finanziamenti – da 544 milioni a 1 miliardo e 600 milioni di euro – alle scuole private. Verranno a mancare 87.341 dei nostri insegnanti e 44.500 dei nostri bidelli, delle nostre segretarie e dei nostri assistenti di laboratorio.
Verranno chiuse tante piccole scuole, ridotti i piani di studio, ridotte le discipline, le ore di laboratorio, le uscite didattiche e drasticamente ridimensionati gli aiuti ai ragazzi diversamente abili.
I nostri figli, nell’arco dei tredici anni che trascorreranno a scuola, dalle elementari alle superiori, perderanno 1900 ore di insegnamento, fatti i conti sono due anni di scuola in meno.
E tutto questo si consumerà in classi che potranno arrivare a contare fino a 33 studenti, stipati in aule che per ragioni di sicurezza non potrebbero accoglierne più di 25.
Alla fine del 2011, quando andranno a regime tagli per quasi 8 miliardi di euro cosa resterà della nostra scuola pubblica se già oggi mancano i soldi per i supplenti, la carta igienica e le pulizie?
Presagi preoccupanti nell’aria.
Le cose che vediamo avanzare a grandi passi, ci spingono a pensare che indebolire, impoverire e di conseguenza screditare la scuola pubblica come sta succedendo oggi, alluda ormai in modo inequivocabile ad un futuro il cui esito pare scontato: due sistemi scolastici, uno privato, costoso, per i pochi che potranno permetterselo sfornerà la nuova classe dirigente e uno per molti, pubblico, di serie B che sfornerà insicurezza e solitudine.
E così anche quel poco di mobilità sociale, di cui tutti parlano, verrà meno e i figli dei dottori diventeranno dottori e quelli degli operai resteranno operai. Come novanta anni fa.
Questo è per noi un orizzonte inaccettabile.
E chiediamo a voi, è accettabile questa prospettiva?
E se non lo è cosa possiamo fare?
Cari genitori, cosa possiamo fare?

Bologna 3 maggio 2010
Silvia Pagnotta, mamma di Nina II elementare
Tina Giudice, mamma diSabrina III elementare
Elena Ceccarelli, mamma di Caterina III elementare

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